Roma, al Torrino la lunga agonia nel degrado del Casale “simbolo del quartiere”: occupato dagli abusivi e vandalizzato

Da 17 anni falliti tutti i tentativi di riqualificazione

Roma, al Torrino la lunga agonia nel degrado del Casale “simbolo del quartiere”
di Laura Bogliolo
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Domenica 18 Febbraio 2024, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 12:43

Il casale "fantasma" è stato inghiottito da 17 anni di oblio, sprofondato nel buco nero della burocrazia romana da dove difficilmente si riesce a emergere. Il tetto pericolante, infrante le finestre, gli ambienti interni saccheggiati e devastati, uno spazio di oltre 440 metri quadrati inutilizzato, finito nel mirino di vandali, sbandati e più volte occupato. «È una terra di nessuno, là dentro può accadere di tutto, spaccio e chissà cosa altro». Roma Sud, zona Torrino Nord, dove la città si apre e si respira finalmente. In viale Città d'Europa runner e famiglie che portano i bimbi a giocare nel parco sanno bene che è vietato avvicinarsi al casale "fantasma".

L'OBLIO

Esiste sulla mappa del Comune, al catasto e nei cassetti del Dipartimento del Patrimonio di Roma Capitale, ma dopo 17 anni, da quando nel lontano 2007 fu acquisito dal Comune, il Casale Città d'Europa è solo uno spettro.

E più passa il tempo e maggiori sono i danni che il piccolo colosso subisce. «Un punto di riferimento per il quartiere da sempre, era sede del consorzio che costruì qui, ormai rappresenta un'occasione persa per riqualificare uno spazio di aggregazione» dice con rabbia e un po' di rassegnazione Pietro Ragucci, presidente del comitato di quartiere Torrino Nord. I residenti, stanchi sì, ma non disposti all'ennesima rinuncia di un bene comune, non si arrendono e stanno raccogliendo firme per una nuova petizione, 200 firme già raccolte in pochi giorni. Riavvolgere il filo della matassa burocratica nel quale è rimasto impigliato il destino del casale non è semplice, sembra quasi buttare giù il canovaccio di una commedia dai tratti malinconici.

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ERRORI E BUROCRAZIA

Il primo bando pubblico del Comune per assegnare il casale per attività culturali finalizzate a promuovere la produzione culturale e la rigenerazione del tessuto della città è del 2015. Diverse le associazioni che si candidano a prendersi cura della struttura. Un anno dopo, però, la prima classificata decide di rinunciare. Passano altri 12 mesi e il casale viene quindi aggiudicato alla seconda classificata. Sembra fatta. Ma inizierà «un periodo di estenuante rimpalli interpretativi per una voce della "scia" che prevedeva un punto di ristoro, mai accettato dagli uffici del Comune, perché - spiega Ragucci - attività commerciali non sono previste dalla destinazione d'uso del casale». Si arriva quindi a dicembre del 2019 quando anche la seconda associazione decide di rinunciare. «A marzo del 2020 è stato quindi consegnato l'immobile Casale Città d'Europa al Patrimonio di Roma Capitale» chiarisce Carla Canale, consigliere Capogruppo Lista Civica Virginia Raggi. Tutto si ferma di nuovo? «L'Avvocatura capitolina a questo punto consente al Dipartimento Patrimonio di scorrere la graduatoria e aggiudicare il bene al terzo classificato» aggiunge Canale. È il 2021 ma c'è un problema. «Viene fatto un errore nella determina di aggiudicazione, citando solo il capofila dell'associazione temporanea di scopo che comprende invece tre associazioni» spiega la consigliera. Soltanto dopo un anno (siamo arrivati a dicembre 2022) arriva una nuova determina che corregge l'errore. «Procede tutto molto lentamente, ho presentato una interrogazione al IX Municipio per sapere perché il casale resta nel degrado, mi è stato detto che le chiavi non sono state ancora consegnate all'aggiudicatario, siamo preoccupati per il recupero effettivo del bene» conclude. «Siamo stanchi di aspettare - afferma Ragucci - più passa il tempo più la struttura si deteriora, inoltre c'è un problema di sicurezza: nessuno osa avvicinarsi al casale, abbiamo paura, è diventato una terra di nessuno».
laura.bogliolo@ilmessaggero.it

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