Roma, ex manager Enav Testa condannato per reati ambientali a Casal Palocco

Fabrizio Testa
di Michela Allegri
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 09:22

Mentre è sul banco degli imputati per il maxi processo "Mafia Capitale", Fabrizio Franco Testa incassa una condanna per reati ambientali. L'ex manager di Enav era già finito al centro di un'inchiesta per corruzione in merito agli appalti poco trasparenti dell'ente nazionale di assistenza al volo. Ora, è considerato dagli inquirenti un uomo di fiducia del boss Massimo Carminati, capo indiscusso della cupola di malaffare che per anni ha tenuto sotto scacco Roma infiltrandosi ai piani alti della pubblica amministrazione. Ma non è tutto: Testa dovrà scontare 10 mesi di reclusione, per irregolarità che risalgono al 2011, quando era presidente del Consorzio Casalpalocco. Il manager è finito a giudizio insieme a Mario Nigro, ex legale rappresentante della ditta "Ecoflora2", anche lui condannato a 10 mesi. Secondo la contestazione della Procura, Testa avrebbe affidato i lavori di bonifica di una discarica all'azienda di Nigro che, però, sarebbe stata priva della necessaria iscrizione all'albo dei gestori ambientali. Gli imputati, inoltre, avrebbero svolto abusivamente operazioni di smaltimento d'immondizia. Come si legge negli atti, Testa e Nigro, in concorso tra loro, avrebbero effettuato «un'attività di raccolta, recupero e smaltimento rifiuti in assenza delle autorizzazioni richieste». Avrebbero anche «omesso di effettuare la comunicazione di contaminazione del sito - già accertata dal dicembre 2010 - nelle forme e nei tempi previsti». Nei confronti dei due, la Procura ipotizzava anche il reato di truffa, per aver stilato «con artifizi e raggiri» un contratto d'appalto irregolare del valore di 4 milioni di euro. Parte lesa, sarebbero stati i consorziati che, come è scritto nel capo d'imputazione, sarebbero stati indotti in errore «sul mancato svolgimento dei lavori a regola d'arte, sulla effettiva consistenza dei lavori, sul costo nonché sulle modalità dell'intervento». Gli imputati avrebbero infatti indicato «che era stata effettuata un'operazione di bonifica mentre si era trattata di una mera vagliatura del terreno, peraltro realizzata da soggetto privo delle necessarie autorizzazioni, con trasporto dei rifiuti vagliati in discarica». Da questa contestazione, però, sono stati entrambi prosciolti.

MAFIA CAPITALE

La condanna per reati ambientali è il guaio minore per il manager, che è tra gli imputati eccellenti del processo contro la cupola mafiosa capeggiata da Carminati.

Secondo la Procura, Testa, nel mondo di Mafia Capitale, avrebbe svolto un ruolo chiave: era uno degli anelli di congiunzione tra la gang del "Cecato" e gli ambienti della pubblica amministrazione. Era talmente fondamentale che, per esempio, nel 2012 i sodali si erano mobilitati per tentare di inserirlo nel quadro dirigenziale dell'Ama, la municipalizzata dei rifiuti. Lo scopo di Carminati era quello di pilotare l'aggiudicazione di appalti pubblici relativi allo smaltimento dell'immondizia. L'affare, poi, era sfumato. La prima tranche del processo, in cui si contano 46 indagati, è alle battute iniziali. Il calendario stilato dai pm prevede un ritmo serrato: fino a 4 udienze a settimana. La reazione dei difensori non si è lasciata attendere: i penalisti hanno indetto uno sciopero che inizia oggi, data della seconda udienza, e terminerà il 12 luglio.