Roma, lo scandalo tavolino selvaggio: tra i graziati spunta Tredicine

Roma, lo scandalo tavolino selvaggio: tra i graziati spunta Tredicine
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 10 Luglio 2017, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 08:08

Ci sono i verbali e pesano come macigni benché la loro natura sia solo quella di un semplice foglio di carta. Fioccano i controlli e le contravvenzioni. Ma tutto resta così com'è: l'illegalità del tavolino selvaggio che macina metri e metri di suolo pubblico infischiandosene delle regole è ormai una costante per le strade del centro di Roma. In pochi la conoscono, ancora meno quelli che la rispettano, la delibera del Campidoglio 39/2014 che sentenzia, all'articolo 8, in maniera inequivocabile: dopo il terzo verbale per l'ampliamento improprio dei metri quadri consentiti nell'occupazione di suolo o a seguito di difformità perpetrate sugli arredi esterni, bisogna applicare la revoca della concessione. I recidivi perché di questo si tratta tra i bar e i ristoranti, (uno dei quali riconducibile alla famiglia Tredicine), che spopolano nel cuore della Capitale e che tornano con violenza a imporsi in vicoli, piazze e marciapiedi, soprattutto nel periodo estivo, sono moltissimi. Non casi isolati e sporadici. Rappresentano più un sistema illegale collaudato e apparentemente tollerato o imbattibile a seconda di come la si voglia vedere dalle amministrazioni. E soprattutto realtà che si fanno gioco delle norme non nei vicoli nascosti di Roma ma nel salotto buono della Capitale: da via del Governo Vecchio a Campo de' Fiori sono una ventina i locali a cui da tempo doveva essere ritirata la concessione.

I NUMERI
Passiamo ai casi reali e tangibili per misurare il polso di una situazione senza freni. Ai piedi della statua di Giordano Bruno, ad esempio, ci sono dieci locali che tra il 2016 e il 2017 hanno ricevuto più controlli superando la quota di tre verbali. Sono state revocate le concessioni? Neanche per sogno. Tavolini, sedie e fioriere imperversano tanto ai civici 53-54 dove un ristorante ha collezionato 7 verbali per l'ampliamento improprio e per la difformità negli arredi, quanto ai civici 6 e 7 dove un altro esercente è stato raggiunto da 5 verbali continuando però a lavorare indisturbatamente su suolo pubblico. Nel mezzo spuntano anche nomi celebri di ambulanti che oltre alle bancarelle hanno anche dei locali come uno in via della Vite 88. Sono cinque i verbali raccolti da questa attività tra il 9 luglio 2016 e il 10 giugno 2017 per ampliamento improprio del suolo pubblico consentito e per altre difformità rispetto alla delibera comunale. Non è cambiato nulla. Scenario immutato anche in via Arcione 85 (3 verbali, due nel 2016 e uno quest'anno), a largo dei Chiavari 83-84 (3 verbali), in via di Parione 41-43 (altri 3 verbali), in via dei Baullari 113-114 (4 verbali), in via del Governo Vecchio (3 verbali notificati per ampliamento improprio e irregolarità).

I TRUCCHI
Poi ci sono anche i furbi, quelli cioè che attuano un passaggio di proprietà del locale per mettersi al riparo dalle sanzioni. Succede in via della Corda ai civici 3, 4 e 5 dove un'attività di somministrazione ha collezionato 4 verbali per ampliamento indebito e difformità ma i proprietari che si sono succeduti alla guida del locale sono due: B.S. raggiunto da due verbali nel 2016 e P.S. con i restanti procedimenti raccolti tra la fine dello scorso anno e aprile 2017. Chiaramente, a questi numeri e per queste condizioni, la revoca della concessione non può neanche essere immaginata. «Un sistema malato commenta la consigliera del I Municipio, Nathalie Naim che dovrebbe essere drasticamente abbattuto, ci dovrebbe essere la certezza nell'applicazione del regole e purtroppo questo non avviene». Se allo scenario aggiungiamo poi tutte le attività che non hanno alcuna concessione per lo sfruttamento di suolo pubblico ma che, invece, posizionano tavolini e sedie senza permesso, «la situazione conclude la Naim diventa drammatica». Anche perché in aggiunta arriva pure la beffa: non solo non vengono rispettate le regole, ma il pagamento per l'occupazione di suolo pubblico è talmente irrisoria rispetto poi a proventi macinati dagli esercenti che pur pagando una contravvenzione non ci si rimette mai abbastanza. I ristoratori sborsano infatti al massimo 75 centesimi l'anno a metro quadro per l'osp nelle aree per giunta di maggior pregio storico e artistico. Dal I Municipio, l'assessore al Commercio, Tatiana Campioni, ha promesso il pugno duro. «Lo scorso 21 giugno ho scritto al comandante dei vigili del Gruppo Trevi-Prati e alla dirigente dell'ufficio commercio del Municipio per fare in modo che dopo i tre verbali segua la revoca delle concessioni». Altro dato che fa restare di stucco: anche quando tutto il procedimento burocratico viene ultimato, gli esercenti per ogni determina di revoca sull'osp che ricevono, «impugnano conclude la Campioni il provvedimento di fronte al Tar e se il tribunale dà loro torto, fanno ricorso al Consiglio di Stato». I tempi per riportare ordine si allungano e i tavolini selvaggi, nel mentre, restano in strada.