Roma, l'assessore al Patrimonio: «Diecimila euro di pizzo per occupare una casa No ai fondi agli abusivi»

Roma, l'assessore al Patrimonio: «Diecimila euro di pizzo per occupare una casa No ai fondi agli abusivi»
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 26 Luglio 2018, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 08:08

«A Roma c'è gente che paga 10 mila euro di stecca per occupare una casa popolare, lo hanno detto diverse indagini. E qualcuno, nelle istituzioni, ha illuso gli occupanti che avranno trattamenti di favore rispetto a chi è in graduatoria, promesse irrealizzabili». Rosalba Castiglione, assessora al Patrimonio della giunta Raggi dal 4 agosto 2017, sta per tagliare il traguardo di un anno in Campidoglio, ma non sarà un compleanno facile. In questi giorni si sta consumando uno scontro ruvido con la Regione a trazione Pd. Tema: i 40 milioni di fondi che la Pisana ha destinato al Comune per acquistare circa 300 nuove case popolari. Fondi rimasti, per ora, nel forziere della Regione. Mai spesi.

Assessore, innanzitutto, di che promesse parla e chi le avrebbe fatte agli occupanti illegali?
«La Regione ha fatto promesse agli occupanti, promesse che non riuscirà a mantenere. Alcune delibere regionali prevedono che i nuovi alloggi dell'edilizia residenziale pubblica siano assegnati agli abusivi e a chi viene dai Caat, i vecchi residence. E solo dopo, in via residuale, a chi si è messo in graduatoria, pazientando per anni e rispettando tutte le procedure legali».

E perché secondo lei avrebbero fatto queste promesse? Perché lì, tra gli occupanti, ci sono bacini di voti?
«Immagino di sì».

Sono accuse molto gravi. Ci dica intanto perché i fondi non vengono spesi.
«Allora, in sintesi la Regione ha provato per un paio di volte ad indire direttamente le gare ma sono andate deserte. A quel punto hanno pensato di affidare il compito a noi, al Comune di Roma. Hanno votato alcune delibere con i criteri di assegnazione, che come dicevo mettono in cima gli occupanti e chi viene dai residence, e ci hanno spedito una bozza di convenzione».

Bozza che voi non avete accettato, pare di capire, dato che è tutto bloccato da mesi.
«No, a ottobre abbiamo inviato una nostra bozza, modificata, perché i criteri li deve fissare l'ente locale che gestisce il bando, non la Regione che mette i fondi. E qui noi abbiamo cambiato un punito sostanziale: le case vanno a chi è in graduatoria».

L'accordo non si è trovato.
«No. Dopo mesi, qualche giorno fa abbiamo scritto alla Regione per dire che o accettavano i nostri criteri oppure i fondi potevano gestirli loro per l'acquisizione di immobili da destinare all'edilizia residenziale pubblica».

Risposta?
«Gli uffici della Regione ci hanno scritto: dato che dobbiamo votare il collegato del bilancio, se entro dieci giorni non ci date una risposta, dovremo ridefinire l'utilizzo di quei soldi, che equivale a dire ce li riprendiamo. E noi abbiamo replicato che la nostra posizione era già stata espressa: i fondi vanno utilizzati per far scorrere le graduatorie. Ma il punto non è questo».

Qual è?
«Gli occupanti illegali non possono avere l'avallo delle istituzioni. Ricordo il discorso del presidente della Corte d'Appello di Roma, all'inaugurazione dell'anno giudiziario, quando si è soffermato su questo tema. Il diritto all'abitare non può che passare da un percorso legale, non dall'occupazione abusiva di un immobile. Anche perché tra chi vive nelle case occupate c'è chi paga una sorta di pizzo a certi signori. Dobbiamo pensare ai soggetti che ci sono dietro, quelli fanno mercimonio delle case pubbliche occupate».

Pensiamo agli Spada a Ostia.
«O al racket di via Curtatone, ci sono delle indagini della Procura. Se la legge ci dice esattamente come assegnare le case, in nessun modo potremo mai applicare le delibere della Regione. È anche una questione di principio: se un ente pubblico inizia ad accettare questi comportamenti illegali, questi episodi si moltiplicheranno. Invece la nostra linea è l'opposto: il fenomeno va sradicato. Noi abbiamo rimesso in moto un meccanismo di legalità, in questi mesi. Di case popolari ne abbiamo sgomberate e riassegnate più di mille».

Quindi gli sgomberi degli abusivi andranno avanti?
«Certo, come con Scroccopoli, i finti poveri che occupavano gli appartamenti del Comune per pochi euro di affitto e che a volte avevano intestate 10 proprietà. La linea della legalità è una sola. E deve valere anche per le case popolari, come dicevo. C'è gente che aspetta pazientemente nelle graduatorie da 17 anni e nel frattempo dorme in macchina. Nelle nostre liste ci sono 12mila famiglie. Non possono essere scavalcate da chi ha optato per l'illegalità».

 

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