Ci sono anche le denunce delle vittime ignorate, come quella contro come Giuseppe Casamonica, che gestiva il racket degli alloggi ed è riuscito a sfuggire varie volte alla giustizia. Prima con la prescrizione dei reati, poi con il periodo trascorso in una comunità di recupero anziché in carcere, nel 2017. E, all'inizio, con una denuncia mai approdata in procura sull'occupazione di un alloggio.
IL VERBALE DIMENTICATO
Era giugno del 2007 quando Ernesto Sanità si presentava al commissariato Sant'Ippolito per denunciare il racket delle case occupate gestito dal clan. Raccontava a verbale di essere stato avvicinato da Giuseppe Casamonica durante il funerale del figlio adottivo, che aveva debiti con la famiglia sinti. Il boss sosteneva che l'alloggio di via dell'Acqua Marcia, a Pietralata, nel quale Sanità aveva la residenza, gli spettasse di diritto, visto che il ragazzo gli doveva circa 300mila euro. «Mi diceva che la casa era ormai di sua proprietà, perché mio figlio defunto aveva fatto dei grossi debiti con lui e quindi, visto che non avrebbe più ricevuto i soldi, si sentiva in diritto di impossessarsi dell'appartamento», si legge nella denuncia. Poco tempo dopo, la serratura veniva cambiata. E quando Sanità si presentava da Casamonica per chiedere spiegazioni, lui lo minacciava di buttarlo dalla finestra. Oggi, la vittima è tra le parti lese della maxi inchiesta sul clan che, con metodi mafiosi, gestiva lo spaccio, le estorsioni e l'usura, controllando ogni centimetro del quadrante Appio Tuscolano. La denuncia come emerge dagli atti del pm Giovanni Musarò, non è mai stata trasmessa in Procura. Una circostanza che il pm nell'ordinanza definisce «anomala».
OSTIA
LE INDAGINI SUI COMITATI
A Roma il racket non riguarda solo le case popolari, ma anche le occupazioni dei palazzi da parte di attivisti e movimenti che chiedono il pizzo a famiglie e migranti. A piazzale Clodio le inchieste sono decine. Come quella sulla palazzina di via Curtatone sgomberata l'estate scorsa e trasformata in una specie di bed and breakfast abusivo. C'è poi il processo a carico di Pina Vitale, leader del Comitato Popolare di Lotta per la Casa, accusata di estorsione in concorso con altre persone.
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