Roma, le donne dell'Esquilino e l'appello al Comune: «Servono più telecamere»

Roma, le donne dell'Esquilino e l'appello al Comune: «Servono più telecamere»
di Camilla Mozzetti
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Domenica 8 Ottobre 2017, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 13:41

Sono stanche di camminare per strada con la paura che qualcuno possa aggredirle, malmenarle o derubarle. Stanche di uscire la sere ed essere costrette a prendere un taxi solo per percorrere pochi metri. Scendono in piazza le donne dell'Esquilino ribadendo, con megafoni e striscioni alla mano, il degrado che attanaglia il Rione e che, nel corso degli ultimi mesi, ha dilaniato la normalità dei piccoli gesti quotidiani, sfociando in svariati episodi di violenza e tentate aggressioni. «Soltanto pochi giorni fa mia figlia di soli dieci anni ricorda una residente, Anna Di Carlo è stata colpita da un pugno alla spalla da un vagabondo che ha iniziato a seguirla». «Io stessa prosegue una sera sono stata inseguita da un uomo che mi urlava contro. Ho iniziato a correre morta dalla paura».

LA PAURA
Tra i quartieri più multietnici della Capitale, trent'anni fa il sogno dell'Esquilino era quello di trasformarsi nel Greenwich Village romano.
Trent'anni dopo, di quell'ambizione resta soltanto la nostalgia «la presa d'atto aggiunge un'altra residente, Mariangela Arcieri di un fallimento». «Non ci sentiamo sicure conclude a casa nostra, in questo quartiere dove abbiamo fatto sacrifici per costruirci un futuro, comprando case a prezzi tutt'altro che economici, siamo invece costrette a difenderci mentre i nostri figli non sanno andare in bicicletta perché il parco di piazza Vittorio è preda di sbandati e vagabondi e dunque pericoloso». A un'altra donna che, solo qualche giorno fa, ha provato a dire a un senzatetto di non gettare vetro in terra, è stata lanciata contro una siringa piena di sangue. Invocano una sicurezza maggiore, un controllo costante del territorio che sappia recuperare un quartiere storico e centrale di Roma garantendo alle donne ma anche agli anziani e soprattutto ai bambini una vita normale.

LE PROPOSTE
E per ribadire questo, le tante donne insieme alle famiglie scese ieri in piazza, hanno dato vita a una raccolta firme per chiedere alla sindaca Virginia Raggi, al prefetto, Paola Basilone e allo stesso ministro dell'Interno, Marco Minniti, più telecamere e un sistema di videosorveglianza, ordinanze anti-alcol e antibivacco nonché una «politica seria sull'immigrazione» con progetti che promuovano l'integrazione. Perché è indubbio, argomentano le partecipanti, che il degrado del rione sia la miccia dalla quale si accendono le aggressioni e i taccheggi. Episodi che si propagano con puntuale costanza in molte zone del quartiere: dalla centralissima piazza Vittorio alle strade limitrofe, come via Turati, via Leopardi, via Cairoli. «Sbandati che si ubriacano, drogati, avventurieri, la violenza che subiamo raccontano le donne in piazze è una conseguenza del degrado in cui viviamo». La condizione di insofferenza, denunciata dai residenti, è nota da tempo anche alle forze dell'ordine. Le volanti di ronda non bastano, la coperta in questo è corta. Quello che servirebbe secondo l'analisi dei dirigenti della Questura di Roma per il commissariato Esquilino è una prevenzione generale integrata che sappia raccordare tutti i soggetti istituzionali, perché fermare uno spacciatore non argina il consumo della droga. Intanto pare che il bando licenziato dal Comune per la riqualificazione dei giardini di piazza Vittorio sia andato deserto: non c'è nessuno che vuole investire sul rilancio di un quartiere terra di nessuno.