Flop del piano anti-stupri telecamere solo nel 2018

Flop del piano anti-stupri telecamere solo nel 2018
di Alessia Marani
3 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Ottobre 2017, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 08:30

La strada in difesa delle donne è tutta in salita. Fatta di tempi che si allungano, di burocrazia, di appalti che debbono essere chiusi e assegnati, di uffici che parlano molto tra di loro ma che ancora poco hanno prodotto. Mentre la violenza su chi è più fragile, non si ferma neanche per un attimo come dimostrano le cronache. A più di due settimane dalla riunione del comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico in Prefettura per mettere a punto una strategia anti-stupri e aggressioni in rosa nella Capitale, di concreto, poco o niente è cambiato. A Palazzo Valentini sono stati assegnati i «compiti a casa», ciascun ente deve svolgere il suo, poi si tireranno le somme. Ma quali sono i provvedimenti in ballo e che cosa si sta davvero facendo per attuarli?

VIDEOCAMERE
L'impegno numero uno del sindaco Virginia Raggi: implementare il sistema di videosorveglianza e mettere in rete tutti gli impianti di enti pubblici e privati. Ma non è un'operazione immediata. Ci vuole tempo. Sul primo fronte il Simu (l'ufficio che si occupa dello sviluppo delle infrastrutture e della manutenzione urbana) sta ultimando la stesura del capitolato di un bando che prevede una prima tranche di spesa di cinquecentomila euro. La gara, secondo le previsioni del Campidoglio, dovrebbe concludersi nel giro di due mesi. Nella sua stesura sono stati impegnati anche i tecnici del Dit, il Dipartimento innovazioni tecnologiche. Calcolando che una singola telecamera può costare fra i 3 i 4mila euro, al netto dell'installazione, gli occhi in più saranno circa un centinaio. Per sapere dove verranno posizionati, poi, bisognerà aspettare ancora, la decisione avverrà dopo la consultazione delle forze dell'ordine che indicheranno le aree più calde. Resta ben lontano il modello Londra tanto invocato all'epoca del sindaco Ignazio Marino quando si voleva proporre Roma come un Grande fratello all'ombra del Cupolone, nella city le videocamere sono più di quattro milioni. Comunque le nuove telecamere difficilmente potranno entrare a regime prima del nuovo anno.

IL SISTEMA
Secondo fronte: mettere in rete tutte le telecamere di Roma non è affatto semplice, anche perché ogni ente, istituzione o negozio, viaggia su piattaforme tecnologiche e informatiche diverse. Parliamo delle videocamere di enti, palazzi pubblici, banche, esercizi commerciali, condomini e alberghi. Di tutti quegli occhi puntati su strade e luoghi pubblici. La questione è stata direttamente demandata al comitato della città metropolitana e, quindi, di nuovo dirottata sotto l'ala della Prefettura. Quando? Non si sa. Soprattutto chi sarà dietro ai monitor a scorrere le immagini? Il timore è che più che in chiave preventiva il potenziamento delle telecamere potrà rivelarsi utile nella fase delle indagini, a fattaccio avvenuto. Ci sono poi le occasioni perse, come il bando da 2 milioni della Regione finalizzato all'acquisizione di sistemi di videosorveglianza, ormai scaduto, a cui il Campidoglio, assicurano da via Cristoforo Colombo, non ha partecipato.

LA SENSIBILIZZAZIONE
La campagna di sensibilizzazione a favore delle donne e delle turiste in città è ancora ferma ai box. Come nel caso della App where are you voluta dalla Regione. L'impegno era a veicolarla anche attraverso le strutture di Federalberghi, ma nessun materiale è partito, per ora solo colloqui tra gli uffici. Che cosa è cambiato, allora, dopo il vertice a casa del prefetto Paola Basilone? Carabinieri e polizia hanno rafforzato i pattugliamenti a cavallo nei parchi e potenziato i passaggi nelle zone più a rischio della città, come vicino le stazioni o nelle aree semi-centrali, più buie e isolate. Ma pullulano per le strade i volantini che pubblicizzano il fai-da-te: corsi di autodifesa dedicati alle donne. è un boom.