La mozione che andrà in aula questa settimana infatti sancirà che l'abbattimento per le AGS, le associazioni di servizi che gestiscono una cinquantina di mercati rionali, passerà dal 50% del 2018 al 65% del 2019 per passare a meccanismi premiali a partire dal 2020. La fascia più premiante comporta uno sconto sul canone dell' 80%. Basta dimostrare le spese e le migliorie apportate agli spazi. Per chi sta dietro ai banchi di frutta e verdura vorrebbe partire da un abbattimento dell'80% subito, dal 1 gennaio 2019, e non dal 2020. Giusto il tempo di rientrare da tutte le spese sostenute per rimettere a posto l'area, i pavimenti, i tetti. «Sono due anni che paghiamo il 50% ed è stata durissima. Il 2019 è un anno di transizione, il Comune ci aiuti e tenga i canoni bassi: si parta subito con un taglio dell'80% per altro già previsto dai parametri condivisi con l'amministrazione», dice Valter Papetti, già a capo dell'Ags mercato Laurentino e presidente Fiva Confcommercio Roma. Gli operatori infatti denunciano una situazione drammatica: la convenzione è scaduta a fine giugno, ora si va in proroga fino al 31 dicembre e il nuovo schema di convenzione è stato inviato solo pochi giorni fa per essere firmato il 7 dicembre.
«Neanche il tempo di convocare l'assemblea», osserva Papetti. «Le Ags fanno già i salti mortali nella maggior parte dei casi in sotto organico acclarato. Se il Comune ci toglie anche la voglia e lo stimolo di lavorare ad oggi sono a rischio più di un terzo dei banchi aperti, perché molti operatori sono pronti a riconsegnare i titoli se le cose non cambieranno subito», spiega.
LO SCENARIO
Lo scenario sarebbe preoccupante: mercati vuoti oppure commercianti che pagano il canone pieno ma tutti i servizi di pulizia e manutenzione a carico del Comune. Una strada che non è praticabile. Lo dimostra la storia dell'unico mercato che ha dato la disdetta ufficiale lo scorso giugno: il Flaminio II (Guido Reni) che con il solo abbattimento al 50% non riusciva ad andare avanti. Il Campidoglio è tornato a gestire l'area in proprio? No.
Altra grana: il Comune ha inserito nella convenzione un deposito cauzionale pari a un semestre del canone annuo, quindi la metà di 90 mila euro circa. Vuol dire anticipare quasi 50 mila euro per un'area di cui non sono nemmeno proprietari ma per la quale gestiscono soltanto i servizi. Muro contro muro, insomma. E il ramoscello d'ulivo sventolato da Coia non basterà.
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