Processo a Valentino: «Sequestrate auto, soldi e case all'untore dell'Hiv»

Processo a Valentino: «Sequestrate auto, soldi e case all'untore dell'Hiv»
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 12 Maggio 2017, 08:07
Un risarcimento, seppure simbolico. Le vittime del presunto untore di Aids, Valentino Talluto, a processo per epidemia dolosa, ieri hanno chiesto alla Corte di Assise di sottoporre al sequestro conservativo tutti i beni dell'imputato nella speranza di un ristoro in caso di condanna. A partire dalle due auto intestate, gli ottomila euro ricevuti col tfr, e soprattutto i centocinquantamila euro incassati con la vendita a uno zio dell'unica casa, ad Acilia, quando già sapeva di essere indagato e stava per finire a giudizio. «Per non disperdere le garanzie per le vittime bisogna recuperare i beni di Talluto - hanno chiesto i legali di parte civile, invocando l'inefficacia della vendita dell'appartamento - in odore di malafede anche da parte dell'acquirente». Il pm Francesco Scavo ha espresso parere favorevole.
La difesa, certa di provare l'innocenza dell'imputato, quello contrario: «Valentino si ritiene innocente, ecco perché non ha voluto riti di giustizia alternativi. I beni sono suoi».

Poi in aula la parola è passata alle persone offese, alle ex innamorate di Valentino, ora sieropositive e disperate. La prima ha voluto coprirsi con un paravento, per non mostrarsi e per non incrociare lo sguardo di lui. Ha pianto singhiozzando per tutto il tempo. Il suo primo rapporto intimo, ha raccontato, l'ha avuto con lui. Aveva vent'anni, universitaria. Pochi mesi dopo la notizia del contagio. «Su mia domanda mi disse che la mamma era morta di Aids per uno scambio di siringhe. E allora proposi il test». Era il 2007. «Ero innamorata, restai con lui... Anni dopo, rifrequantandolo, ho capito che era sempre sulle chat, senza confessare la malattia». Nel 2009 Talluto incrocia la testimone successiva. Lei non piange. «Ci siamo fidanzati nel 1999 alle medie. Abbiamo fatto l'amore a 14 anni, era la prima volta per tutti e due. Per tre anni, sempre rapporti protetti. Ci siamo rivisti dopo dieci anni. Aveva saputo che avevo avuto un tumore al cervello e mi ha fatto visita. L'unica volta senza protezione. Non l'ha voluta. Ed eccomi qua, a fare i conti con i farmaci antivirali per tutta la vita».
 
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