Roma, rubarono lettere di D'Annunzio per venderle sul web: 5 verso il giudizio

Roma, rubarono lettere di D'Annunzio per venderle sul web: 5 verso il giudizio
di Michela Allegri
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Lunedì 23 Maggio 2016, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 19:48

Pensieri d'amore, pensieri di fine. Carteggi preziosi e privati, firmati dal Vate negli ultimi anni di vita. Trafugati dalle teche che li custodivano, nei sotterranei della Biblioteca nazionale centrale di Castro Pretorio. Poi, messi all'asta sul web e venduti sottobanco nei mercatini d'antiquariato.
Se il clamoroso furto di 36 lettere di Gabriele D'Annuzio, a distanza di quattro anni, è ancora avvolto dal mistero, i 5 collezionisti che hanno fatto carte false per accaparrarsi le missive sono a un passo dal banco degli imputati. La pm Laura Condemi, titolare dell'inchiesta, ha firmato una richiesta di rinvio a giudizio: a breve è prevista l'udienza preliminare. Gli indagati sono accusati di ricettazione. Per la Procura hanno acquistato le lettere consapevoli di stare infrangendo la legge. Come scrive il magistrato nel capo d'imputazione, avrebbero infatti comprato le carte «provento di furto, pur conoscendone la provenienza illecita». Non tutte le missive sono state recuperate. E dall'inchiesta è emerso anche altro. Uno dei collezionisti, ad esempio, non aveva messo le mani solo sulle lettere del Vate, ma era riuscito a procurarsi anche documenti trafugati dall'Archivio centrale dello Stato e una lettera rubata dall'archivio di Trento.

LE INDAGINI
La posizione più pesante è quella di un appassionato d'arte 50enne. Era stato il primo ad acquistare e rivendere uno dei carteggi dannunziani, nel giugno 2012: da quel giorno, erano iniziati i guai. Quando i carabinieri del comando Tutela patrimonio artistico l'avevano identificato e rintracciato, si erano presentati a casa sua per una perquisizione. Avevano trovato altri documenti scomparsi. Quarantuno buste contenenti scritti di D'Annunzio e di Silvio Pellico, patriota poeta ottocentesco. Due lettere manoscritte provenienti dalla gendarmeria pontificia. E' stato accusato anche di detenzione illegale di armi. I militari, rovistando in casa, avevano infatti scoperto una collezione di pugnali antichi e due spade forgiate nel XIX secolo. L'indagato custodiva addirittura un moschetto modello Balilla, marcato “Graziani Verona”, costruito nel 1941 e mai dichiarato.
 
IL FURTO
I fatti risalgono all'estate 2012. I ladri sono riusciti a farla franca. Come le lettere siano uscite dalla stanza blindata di Castro Pretorio, infatti, resterà un giallo. Dagli accertamenti non sono emerse responsabilità del personale della biblioteca, come inizialmente sospettato. Eppure, quelle trentasei pagine erano custodite, insieme ai reperti di valore, in un ambiente molto protetto: un sorta di caveau dove tutto è controllato con telecamere e sistemi di sicurezza. Era stato il direttore della biblioteca il primo ad accorgersi del furto e a dare l'allarme. Aveva tirato un sospiro di sollievo quando, pochi giorni dopo il colpo, due lettere erano ricomparse: messe all'asta su Ebay, il sito di vendite on line. Con titoli espliciti e didascalie, anteprime dei documenti fotografati e possibili da visualizzare e da sfogliare. A compravendita appena iniziata, la quotazione di uno scritto del 1926 aveva subito raggiunto 700 euro di offerta minima. Per un'altra missiva, l'acquirente, dopo una battaglia al rilancio, aveva invece pagato tremila euro. In poche ore i carteggi furono sequestrati e scattarono le perquisizioni.