Faraone e l'elogio delle occupazioni, i presidi romani insorgono: ragiona per cliché

Faraone e l'elogio delle occupazioni, i presidi romani insorgono: ragiona per cliché
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Giovedì 4 Dicembre 2014, 17:56 - Ultimo aggiornamento: 18:26

I presidi romani, alle prese con occupazioni e proteste che si ripresentano puntuali ad ogni autunno, insorgono contro il sottosegretario all'Istruzione Faraone. Nel mirino, le sue dichiarazioni proprio su autogestioni e simili che formerebbero le future classi dirigenti. I dirigenti scolastici di Mamiani, Virgilio, Manara, Talete, Giulio Cesare, Lucrezio Caro, Montessori, Visconti, Amaldi, Righi, Aristofane, Dante Alighieri e Tacito hanno scritto una lettera al braccio destro del ministro Stefania Giannini.

«Forse abbiamo frainteso la sua dichiarazione, che certo non può promuovere illegalità e rigetto delle regole, in un’istituzione quale la scuola il cui primo valore è il rispetto della legge e della Costituzione.

Noi lavoriamo sempre con i nostri ragazzi, ricevendo quotidiano apprezzamento e stima, per contribuire a costruire un cittadino rispettoso delle Istituzioni e del bene pubblico, capace di pensare, di dialogare, anche di protestare senza “fermare l’energia che si crea” proprio come lei ci suggerisce, ma nel rispetto delle regole e degli altri. E che dire della sua visione della Scuola fatta di “ragazzi seduti e cattedra di fronte”, francamente un cliché, superato da anni; lei saprà per certo che la Scuola è da tempo molto diversa e, di fatto, è rimasto uno dei pochi luoghi in cui, nel dialogo con i docenti e fra gli studenti, è possibile per i giovani maturare una coscienza civile e democratica».

«L’occupazione - proseguono i presidi - è un'azione illegale, talvolta violenta, dove una minoranza rimane a presidiare giorno e notte la scuola, senza alcuna attenzione ai temi della sicurezza, ed escludendo una maggioranza di studenti che magari vorrebbero discutere sui problemi della Scuola e del Paese, ma che vi rinunciano perché non vogliono compiere atti illegali; per non parlare dei diversamente abili, di fatto impossibilitati a partecipare, e in generale dei più deboli per i quali perdere giorni di lavoro a scuola può rappresentare un serio vulnus».

«E’ questo infatti l’aspetto più disorientante per noi del suo intervento: come è possibile voler favorire una minoranza, a suo dire in grado così di imparare a diventare ‘classe dirigente’, a danno di una maggioranza verso la quale la scuola, come servizio pubblico universale, ha i suoi più alti doveri? E’ questa la difesa dei deboli, la garanzia che lo Stato offre alla formazione, è questa la difesa del diritto allo studio? Dirigenti, professori, genitori e studenti si sono spesso trovati in totale solitudine a gestire situazioni drammatiche che hanno ben poco a che fare con la scoperta della passione civile e politica… e del sacco a pelo!!».

«Le scuole, dopo l’occupazione, vengono spesso lasciate in uno stato di prostrazione, sporche e rovinate, con danni per migliaia di euro. I ragazzi perdono giorni di attività didattica e di attività formative extracurricolari che la Scuola organizza. Ci sono, come ben sa, luoghi e contesti legali per proporre ulteriori occasioni di dialogo, come ad esempio le Assemblee e la consulta Provinciale, previsti fin dai Decreti Delegati. Ci sono anche efficaci iniziative di didattica alternativa in cui gli studenti, con il consenso del Collegio docenti, gestiscono da soli o con l’ausilio di esperti esterni da loro scelti tutte le attività didattiche che vogliono proporre: sono momenti in cui si impara anche a progettare e ad organizzare, a mediare e a comunicare le proprie passioni ad un uditorio più ampio. Momenti insomma, quelli sì, di crescita democratica».

«Capiamo che il Governo voglia mostrare di dialogare con la Scuola e con gli Studenti, un’ottima strategia, ma non all’interno di Scuole occupate, non nell’illegalità. Questo ci sentiamo di chiederglielo».

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