Baby squillo, la difesa impossibile di Mirko, parla la sorella: «Le ragazze gli chiedevano aiuto»

Mirko Ieni
di Alessandro Di Liegro
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Giovedì 3 Luglio 2014, 00:39 - Ultimo aggiornamento: 00:40
Mirko non un orco, dice Simona Ieni, sorella dell’uomo che due giorni fa stato condannato in primo grado a dieci anni per favoreggiamento della prostituzione minorile. «Anche le ragazze sanno qual è la verità: hanno sempre detto a Mirko di essere maggiorenni e lui non ha mai avuto alcun dubbio al riguardo. L’unica sua colpa è di essere stato troppo stupido e improvvido, ma tutto il resto è falso: non ha sfruttato nessuno». Secondo Simona «le ragazze si vendevano autonomamente, pubblicando i loro annunci su quel sito. Lui le aiutava solo a gestire i profili».



Pentito. «Mirko per primo sa di aver sbagliato ma la condanna che ha dovuto subire è spropositata in confronto a ciò che è realmente successo», dice la sorella che da quel 29 ottobre, giorno in cui il fratello è stato arrestato per la vicenda delle “baby squillo” dei Parioli, gli è sempre stata accanto, credendo in lui anche nei momenti più difficili: «Oggi tutti parlano di lui come se fosse l'unico colpevole, ma non è così e lo dimostreremo».



Per la famiglia Ieni, Mirko «non è il mostro che tutti descrivono», ma è vittima della sua ingenuità. «È un ragazzo sensibile e buono, forse anche troppo» dice di lui Simona, che il giorno della sentenza ha postato una foto sul profilo social del fratello: «Non abbatterti, abbatili».



Più delle imputazioni e della sentenza, quello che fa davvero male alla famiglia è l'immagine di «orco» che, a loro giudizio, è stata attaccata addosso a Ieni impropriamente da «quelle persone che per fare audience fanno carte false». «Ma pian piano tutte le accuse stanno crollando – è convinta Simona – gli hanno tolto sei anni facendo cadere alcuni capi come il procacciamento degli stupefacenti. Siamo tutti convinti che in appello, con più tempo a nostra disposizione, riusciremo a far emergere la verità. Mirko per primo sa di aver sbagliato, ma ad oggi la condanna è totalmente fuori misura».



«Non le sfruttava». Secondo i familiari la verità non è tutta scritta nelle carte del processo: «Le ragazze si vendevano autonomamente, pubblicando i loro annunci su quel sito, a partire da maggio del 2012 – sostiene Simona - Poi hanno conosciuto Mirko e gli hanno chiesto di curare la gestione dei loro profili e dei contatti, ovviamente a pagamento, perché si annoiavano a farlo. Sapendo che anche lui praticava la stessa attività gli hanno anche chiesto se avesse un luogo dove ospitarle, per i loro affari, e lui le ha accolte in quel famoso appartamento che, fra l'altro, è stato preso da Mirko venti giorni prima. Quindi, non per le ragazze. Che poi se non fossero state minorenni, non ci sarebbe stata alcuna notizia».



A casa. Ora Mirko è agli arresti domiciliari nella casa dei genitori. Dove la mamma «continua a portargli il caffè, come sempre». «Tutta la famiglia gli sarà sempre accanto», assicura la donna. E cita il padre Alessandro, ferroviere in pensione, la madre Stefania e le sorelle Simona, Raffaella e Marica.



Nonostante l’accusa «infame e infamante», come ha scritto nella lettera ai genitori lo stesso Mirko, la famiglia non lo ha mai lasciato solo, persino durante la detenzione nel carcere di Regina Coeli. «Mirko ha il terrore di aver deluso noi come famiglia, soprattutto nostro padre, che è la nostra quercia, una persona su cui abbiamo tutti fatto sempre riferimento», afferma Simona. «Ma un giorno tutti capiranno che non è un mostro. È stato solo troppo ingenuo».
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