Trastevere, stretta anti-malamovida dopo il raid nel cuore di Roma. «Chiudere prima i locali»

Stop di 15 giorni per gli esercizi che violano le norme sulla vendita di alcol

Trastevere, stretta anti-malamovida dopo il raid. «Chiudere prima i locali»
di Francesco Pacifico
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Martedì 12 Settembre 2023, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 07:12

Più controlli in strada da parte delle forze dell'ordine e un freno - limitando gli orari delle attività e della somministrazione di alcoolici - ai locali della malamovida di Trastevere. Si presenteranno molto agguerrite, questa mattina a Palazzo Valentini, Monica Lucarelli (assessore capitolino al Commercio e alla Sicurezza) e Lorenza Bonaccorsi (presidente del I Municipio), convocato dal prefetto Lamberto Giannini per il comitato per l'ordine e per la sicurezza, dedicato proprio al caos notturno di Trastevere. Sì, perché Giannini ha dato appuntamento al Comune, alla ex Circoscrizione I, a tutte le forze dell'ordine e alla polizia locale per discutere e disporre i primi provvedimenti, necessari per limitare quella che la stessa assessore Lucarelli ha definito «una situazione esplosiva». Meno di una settimana c'è stato un raid di alcuni giovani, che dopo essere stati ripresi da alcuni residenti, hanno assaltato e messo a soqquadro l'interno di una palazzina di via San Francesco a Ripa. Ultimo esempio del caos che vige nel quartiere da lungo tempo, dove si susseguono risse, aggressioni a inermi passanti, scippi, per lo più legati alla presenza di tantissimi adolescenti spesso storditi da alcool e droghe. Con i residenti disperati, che stanno via via abbandonando la zona, stanchi dal rumore che non li fa dormire.

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LE VIOLENZE

Subito dopo i fatti di via San Francesco a Ripa, i carabinieri avevano collocato una pattuglia nelle ore serali. Ma secondo il Comune non basta ancora. Al vertice di oggi l'assessore Lucarelli chiederà al prefetto controlli più serrati, quindi più uomini delle forze dell'ordine e della polizia locale per pattugliare Trastevere, spegnare sul nascere le risse, ma soprattutto controllare i locali che non rispettano le regole nella vendita di alcoolici.
Oltre a maggiori controlli, chiede una stretta ancora più dura la presidente del I Bonaccorsi.

Questa mattina si presenterà al comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza con una serie di proposte, che potrebbero presto rientrare in un'apposita ordinanza. In primo luogo si devono chiudere automaticamente i locali e i minimarket recidivi: quelli scoperti almeno una volta a vendere alcool a orari non consentiti, peggio ancora se ai minorenni, oppure quelli che hanno piazzato più tavolini del dovuto e che tengono la musica ad alto volume per attirare più clienti. «In questo caso - spiega - dovrebbe scattare la chiusura per quindici giorni. Dallo scorso dicembre abbiamo già imposto la chiusura a 31 esercenti».

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Poi vanno rivisti anche gli orari per la somministrazione di birre, vino e liquori: attualmente sono in vigore sia l'obbligo per i minimarket nel weekend di chiudere alle 22 sia quello, per i locali, di non versare più alcool in vetro (bottiglie comprese) dopo le 22, ma soltanto in bicchieri di plastica. «In alcuni casi - aggiunge la presidente - la somministrazione di alcoolici viene fatta dai bar e ristoranti sulle occupazioni di suolo pubblico, cioè ai tavolini, anche fino alle 3 di notte». Per la Bonaccorsi, la questione va ben oltre il vetro: «Partendo dal presupposto che nessuno vuole limitare l'attività dei locali che rispettano le regole, più in generale il termine temporale della somministrazione all'aperto va anticipata». In ambienti del Comune e del Municipio si starebbe valutando il divieto di bere all'esterno a mezzanotte. In ultima istanza, è allo studio anche la possibilità di anticipare la chiusura dei locali stessi. Attualmente, il grosso di bar, ristoranti e pub di Trastevere abbassa le saracinesche intorno alle 2 di notte. «Dobbiamo guardare alle deroghe concesse ad alcuni esercizi - spiega Stefano Marin, assessore alla Polizia locale del I - e iniziare da qui a rivedere gli orari per quelle realtà che creano più problemi ai residenti». Come chiedono i comitati di quartiere.
 

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