La stroncatura viene da un nome eccellente del Pd romano. Roberto Morassut, ora deputato dei dem, ex sottosegretario all’Ambiente, ex capogruppo del Pd in Consiglio comunale e assessore all’Urbanistica, boccia il tram Tva, il Termini-Vaticano-Aurelio. Una bocciatura senza mezzi termini, che pesa proprio perché Morassut è una di quelle figure che almeno da metà anni Ottanta calca il mondo della vita politica della Capitale. E oggi traccia la linea di una nuova mobilità sostenibile. «Nel tempo mi sono convinto che oggi esistono sistemi di trasporto che con eguale capacità e sostenibilità possono essere realizzati con minore spesa e impatto del vecchio tram», tuona. I tram, dunque, sono un mezzo inadeguato e vecchio. E non tutti i sistemi di trasporto sono perfetti e calzanti per tutte le città. E il progetto del Comune di realizzare questa nuova linea è sbagliata. Morassut è netto nell’analisi dell’opera pubblica che taglierebbe in due il Centro storico. «La cosa fondamentale è garantire le tracce libere e un sensibile aumento della velocità commerciale del mezzo pubblico. E oggi ci sono bus elettrici a guida automatica che garantiscono le stesse prestazioni. Più economici e di più rapida attuazione. Punterei su questi», dice il “papà” dell’attuale Piano regolatore generale di Roma.
L’OPERA
Parliamo del progetto del Comune, spinto dalla lobby pro tram e da un mondo pseudo ambientalista tanto cari a una certa sinistra, di realizzare una linea tranviaria da Termini (palazzo Massimo) al Vaticano (piazza Risorgimento) all’Aurelio (piazza Giureconsulti).
I «NO»
Contro l’opera si sono schierati residenti del centro storico, commercianti (che hanno in corso una raccolta firme) e albergatori. Poi, una serie di personalità del mondo accademico, della sanità e della politica: l’ex comandante dei vigili urbani, Antonio Di Maggio, l’ex comandante di Roma e provincia dei vigili del fuoco, Luigi Abate; il presidente di Sis 118, Mario Balzanelli; il direttore regionale dei Medici d’Urgenza (Simeu), Giulio Maria Ricciuto. Docenti di ingegneria dei Trasporti, ingegneria civile, ingegneria acustica; storici e archeologi. E l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli.
I RILIEVI
Ora, dunque, si aggiunge un altro calibro pesante delle passate amministrazioni di centrosinistra come Morassut. «Quanto alla Tva, al tram di via Nazionale e via del Plebiscito, ricordo che in passato c’erano dei problemi legati alla difficoltà di superare l’erta salita curvilinea di via IV novembre», spiega il deputato Pd. Uno dei grandi nodi irrisolti del progetto comunale: una sola corsia a scendere verso piazza Venezia e una sola a salire verso via Nazionale, al centro dell’attuale carreggiata. I marciapiedi allargati. E non sarà una preferenziale ma una normale strada sulla quale passeranno non solo i tram, ma anche tutti gli autobus di Atac, i bus turistici, i camion e i furgoni delle merci, i tassisti e gli Ncc, le auto private, moto e scooter, biciclette e monopattini. Tutti incolonnati appassionatamente fra largo Magnanapoli e piazza Venezia. Conclude Morassut con un velo di ironia visto che la strada è sempre quella da decenni: «Ora, non so se quelle criticità siano state superate. Se dobbiamo proprio usare i tram, nonostante l’esistenza di mezzi più moderni e meno impattanti, allora meglio dedicarsi subito alla linea della Togliatti». Il segnale di come sulla mobilità in casa dem il dibattito è aperto.