L’operatrice della casa famiglia ospitata all’interno del complesso del Protettorato San Giuseppe di via Nomentana aggredita domenica notte da un ragazzo di 19 anni sta meglio. Ricoverata al San Giovanni, è stata sottoposta a Tac, alla visita oculistica e maxillo-facciale, ha bisogno di tranquillità ma ha già scritto un’email agli altri educatori suoi colleghi per rasserenarli e ringraziarli per il loro sostegno e aiuto: "Sono frastornata, ma sto bene. Ringrazio tutti". Chi l’ha aggredita, colpendola con più fendenti sferrati con un coltellino da cucina, adesso è in carcere a Regina Coeli, in una cella con altri quattro giovani detenuti. Non ha voluto vedere e parlare con nessuno, né con i suoi familiari, né con gli operatori e funzionari della struttura che lo accoglieva ormai da più di quattro anni, neanche con l'avvocato d'ufficio. Al Protettorato, chi lo ha seguito per tutto questo tempo è sconvolto e incredulo, non sa darsi una ragione del perché sia potuta accadere una cosa del genere, fino a sfiorare la tragedia. «Quel ragazzo non aveva mai dato alcun problema, anzi al contrario - spiega la presidente della struttura, Elda Melaragno - frequentava l’ultimo anno del liceo scientifico con buon profitto e il prossimo anno si sarebbe segnato a Giursisprudenza. Noi lo avremmo aiutato anche a raggiungere il traguardo della laurea, nonostante il disagio della famiglia di origine».
Il ragazzo ora dovrà rispondere dell’accusa di tentato omicidio, l’operatrice ha riportato una prognosi di 45 giorni.