Roma, San Giovanni contro il tram: «Troppe frenate pericolose». I residenti: «La preferenziale è diventata una pista»

I residenti di via Emanuele Filiberto: «La preferenziale è diventata una pista»

Roma, San Giovanni contro il tram: «Troppe frenate pericolose»
di Fernando M. Magliaro
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Sabato 2 Settembre 2023, 22:38 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 00:01

«Sì, sì, bella la corsia preferenziale protetta dai cordoli e dalle telecamere. Però magari Atac dovrebbe dire ai suoi conducenti di andare piano perché non è che avendo la preferenziale possono correre e poi praticamente inchiodare al semaforo»: Alessandra, 52 anni, alleva bellissimi gatti, British Short Hair, e abita in via Emanuele Filiberto, a poche decine di metri da via Labicana e dal cinema. E si scopre che la preferenziale, realizzata nella precedente consiliatura, ha peggiorato la vita dei residenti della strada che il tram, tanto caro alla lobby filotranviaria di sinistra, qui lo sopportano a mala pena.

«È un paradosso», spiega Alberto, il marito di Alessandra. «Dovrebbe servire a rendere il tram più veloce ma l’ha trasformato in una specie di pista da corsa.

Con annesse frenate. Del resto, basta guardare l’asfalto intorno ai binari: è tutto distrutto».

LA LINEA
A via Emanuele Filiberto ci passa il 3, la linea che va da Stazione di Trastevere a Valle Giulia e che, per un pezzo, condivide i binari con l’8 nella zona di viale Trastevere fino a via Induno, e, per un altro lunghissimo tratto, con il 19: da Scalo San Lorenzo fino a Valle Giulia. 

Il tracciato ha «la curva dell’inferno, così l’abbiamo soprannominata a casa», dicono Giorgio e Giampaolo, padre e figlio, fuori da uno dei bar della via. Il riferimento è alla curva fra via Carlo Felice e via Emanuele Filiberto: «Qualche giorno fa hanno finito di sostituire tutta la curva», dicono ancora mentre sparisce il secondo cornetto con la crema. Perché per ora il 3 è fermo. Come oramai accade da mesi: fermo per lavori, per sostituire i tratti più ammalorati di binari e scambi e rifare l’asfalto. 

«Sì ma tanto quanto pensi che durerà? Un mese? Due? Poi ricominceremo con i fischi in curva», rilancia Federico, 25 anni, studente di giurisprudenza alla Sapienza. «Noi abitiamo lì sopra», dice indicando le finestre del quarto piano di angolo proprio sopra la curva e di fronte la facciata della Basilica di San Giovanni in Laterano. «Oggi finiscono i lavori. Domani ripartirà il tram e noi dopo qualche giorno ricominceremo con i rumori. La verità è che il Comune dovrebbe cambiare i binari ogni due o tre anni. Qui, se va bene li cambiano ogni 20». «Io non riesco a credere che il Campidoglio non si renda conto che i tram sono semplicemente un mezzo del secolo scorso, che presentano talmente tanti problemi che è arrivata l’ora di sostituirli con i bus elettrici, ecologici e che non richiedono né tutta questa manutenzione né investimenti e lavori di costruzione», aggiunge Carla, professoressa di musica, che abita su via Carlo Felice.

Va ancora più in là Paola, pensionata: «Io con i tram ci sono praticamente nata. Li ho visti smantellare. Quella era la Roma del secolo scorso. Ma con quello di via Nazionale pensano di farci tornare nel 1910? Non garantiscono manutenzioni e mezzi funzionali a quelli esistenti e ne vogliono fare di nuovi?».

ADDIO SONNO
«Queste settimane senza questo incubo sono state fantastiche: niente stridio in curva alle quattro e mezza di tutte le sante mattine. Niente frenate al semaforo. Niente sobbalzi e vibrazioni dentro casa col tintinnio dei bicchieri nella credenza. Quando ripartirà, toccherà dire di nuovo addio al sonno riposante», chiude con una nota di amarezza Enza, 38 anni, casalinga.
 

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