GLI EQUILIBRI
Una serie di mosse che negli ultimi mesi lo hanno piazzato nel nuovo Raggio magico forte di due fattori: l'ex veltronian-rutelliano è uno dei pochi che, per via dei trascorsi amministrativi nelle giunte di centrosinistra, sa come funziona la macchina. Delibere e bandi, bilanci e dirigenti: le leve da muovere, insomma.
E proprio in virtù di questo può vantare, a differenza della gran parte dei suoi colleghi, «un'agenda - racconta chi lo conosce bene - con numeri di persone che fanno cose». Per un M5S che ha trovato finora dei grandi problemi nel reclutamento della classe dirigente non è un aspetto da poco.
LA PRESA DELLA BASTIGLIA
In Campidoglio, tra irritazione e scherzosa constatazione, lo chiamano l' «impero bergamasco» per indicare fatti e bandierine che il vicesindaco sta piazzando nel risiko grillino. Di cui ormai il padre di Enzimi si fa interprete e sacerdote con enfasi storica: «Il Movimento - ha detto a Il Fatto dopo l'intesa chiusa su Tor di Valle - è come il Terzo Stato che ha preso la Bastiglia: un pezzo di società che dimostra di saper governare».
Con Bergamo c'è il ribaltamento di una teoria pentastellata: il tecnico si è dimostrato un turbo-politico. Che decide. E dà indirizzi ma stando molto attento a non entrare mai in collisione con Milano e Genova, Casaleggio e Grillo. Piccolo aneddoto.
Lo scorso ottobre a Cracovia, per il viaggio della Memoria, pensando alle imminenti elezioni americane si fece scappare un mezzo commento negativo sulla possibile vittoria di Trump tipo «sarebbe un disastro». Nessun cronista lo riprese con la promessa di Bergamo che a elezione avvenuta avrebbe commentato la vittoria di Cliton o Trump. Cosa che alla fine non avvenne. Per non andare contro il mood dei vertici grillini. Passo felpato e scaltrezza. Con finezze da politico navigato. Tipo quella di ieri pomeriggio: alla presentazione di Luca Montuori nella sala della Protomoteca c'era praticamente tutto l'esecutivo della giunta Raggi a salutare il neo assessore all'urbanistica. Eccetto Bergamo, ça va sans dire.