Roma, Lemmetti spacca M5S: tregua per il voto a Ostia

Roma, Lemmetti spacca M5S: tregua per il voto a Ostia
di Lorenzo De Cicco
3 Minuti di Lettura
Domenica 29 Ottobre 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 07:56

ROMA Virginia Raggi, per il momento, lo blinda, ma sull’argomento non spende una parola: «Ha già parlato Gianni», ripetono per tutto il giorno i fedelissimi della sindaca. Tra i consiglieri grillini della sua maggioranza, intanto, monta la fronda: «Lemmetti è venuto qui già indagato, ora ha fatto il bis», lo sfogo si rovescia nelle chat interne. E poco importa che il doppio addebito giudiziario sia stato conquistato da Lemmetti lontano dalla Capitale, in quel di Livorno, dove l’assessore al Bilancio di Roma ha ricoperto lo stesso ruolo nella squadra di Filippo Nogarin, prima di approdare a Palazzo Senatorio subito dopo ferragosto. Alla fine, si strappa una tregua: niente processi interni fino alle elezioni del 5 novembre, quando non si vota solo in Sicilia, ma anche ad Ostia, il distretto di Roma sciolto per mafia nel 2015, 230mila abitanti, il primo test elettorale per Raggi a un anno e mezzo dalla scalata trionfale al Campidoglio. Una pax che non può dispiacere ai vertici del Movimento che tutto vogliono, a una settimana dal voto, tranne un nuovo “caso Roma”. 
Spiega un importante parlamentare nazionale del M5S: «La preoccupazione di certi consiglieri è più che comprensibile, ma questo non intaccherà il lavoro della giunta romana e di Lemmetti».

LA FRATTURA
Si tira avanti, insomma, fino alle urne, che a Ostia, con buona probabilità, verranno riapparecchiate il 19 novembre, per il turno di ballottaggio che i sondaggi danno per certo o quasi. Non tutti però, nella maggioranza grillina in Campidoglio, rimangono in silenzio. «Va bene che ormai siamo garantisti, ma insomma, questa seconda indagine qualche preoccupazione la crea. Io lo dico, sono preoccupata», ammette con franchezza Cristina Grancio, consigliera M5S in Assemblea capitolina. «Mi auguro che dopo il voto di Ostia una riflessione venga fatta, spero di non essere la sola a interrogarsi». Anche perché, spiega, «stiamo parlando di un assessore chiave, dobbiamo fidarci quando votiamo le sue delibere». Un altro consigliere lo dice dritto: «Prima bastava un avviso di garanzia per dimettersi, come fu per la Muraro, ora ci teniamo i plurindagati». Nella pattuglia pentastellata c’è anche chi abbozza una difesa di Lemmetti, come Pietro Calabrese, vicepresidente della Commissione Trasporti: «Non siamo fessi, le accuse vanno valutate, altrimenti basta un esposto del Pd per far dimettere tutti». E allora si ricorda che sulla gara per cui Lemmetti, insieme a Nogarin, è indagato per turbativa d’asta anche i dem presentarono denuncia.

«A Torino è diverso, il capo di gabinetto della Appendino ha chiesto di togliere una multa a un amico», dicono i grillini che si schierano con l’assessore. Che è anche indagato per bancarotta e abuso d’ufficio in un’altra inchiesta sulla partecipata dei rifiuti labronica.
E lui? Lemmetti? Ieri non è tornato in Versilia, come fa spesso nei fine settimana. Meglio restare lontano dalla Toscana, forse. È rimasto a Roma, ma a Palazzo Senatorio non si è fatto vedere. «Dell’indagine non so niente — ha detto a chi lo ha visto ieri — non capisco nemmeno se sono indagato o solo persona informata dei fatti».

A sua volta Virginia Raggi, sull’argomento, preferisce non dire nulla: «Oggi siamo qui per parlare di resistenza», ha tagliato corto ieri, davanti ai giornalisti, durante una cerimonia con l’Anpi. Anche l’assessore resiste al suo posto, per ora.

© RIPRODUZIONE RISERVATA