L'ingegnere e il patto con l'ex premier: ho carta bianca, Guido sarà in squadra

L'ingegnere e il patto con l'ex premier: ho carta bianca, Guido sarà in squadra
di Simone Canettieri
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Venerdì 29 Aprile 2016, 08:37
ROMA - L'inizio fu un pranzo a casa Marchini. Purè e carne. Ospiti: Silvio Berlusconi, l'immancabile senatrice Mariarosaria Rossi e Davide Bordoni, coordinatore azzurro. Era il dicembre 2014. Disse l'ex Cavaliere al padrone di casa: «Lei è un matto a voler continuare con la politica, ma chi glielo fa fare? Non ha visto cosa mi hanno combinato in questi anni?». L'epilogo, che poi è un nuovo inizio, mercoledì notte. Questa volta a Palazzo Grazioli: «Alfio, abbiamo deciso di puntare su di te. Guido è d'accordo». Ieri nuovo incontro per la limatura dell'intesa. Berlusconi: «Vogliamo creare una nuova casa dei civici moderati, un progetto di respiro nazionale contro i vecchi partiti e i populismi grillini e lepenisti». Marchini: «Lo dico da sempre: il civismo deve ossigenare la politica».
In mezzo, 20 mesi di abboccamenti, inviti alle convention di Antonio Tajani. Fino al valzer delle ultime settimane. Condito di «sì», «no», «forse», «io vorrei ma Giorgia è contraria», «devo pensare all'unità del partito». Il tutto fino al colpo di scena.

L'ACCORDO
L'imprenditore si è fatto dare «carta bianca» dall'ex Cavaliere per la gestione della macchina organizzativa per questi 40 giorni di campagna elettorale. Cosa significa? Che nonostante l'abbraccio del padre di Forza Italia, punterà a mantenere il più possibile un profilo autonomo forte di un movimento radicato in questi anni che nel 2013 arrivò al 10%: «Silvio si è dato molto da fare in prima persona per Bertolaso, con Alfio non ce ne sarà bisogno», sussurrano dallo staff del civico. Un modo carino per dire che non ci saranno molte iniziative dei due insieme. Di contro, vien da sé, l'esposizione mediatica del candidato sarà moltiplicata nella reti Mediaset. Fin qui i termini dell'accordo che per i due firmatari segna un nuovo '93, un altro scossone al quadro politico come fu allora lo sdoganamento di Berlusconi nei confronti di Gianfranco Fini, candidato sindaco a Roma, e ieri, strano giro della storia, tra i primi a plaudire alla mossa del Cavaliere.

Uscito da Palazzo Grazioli Marchini si è trovato a schivare la gragnuola di colpi. Provenienti da Meloni, Raggi e Giachetti, più i rispettivi partiti dei candidati. L'attacco più semplice è stato sullo slogan. Quel “liberi dai partiti” che adesso con l'arrivo di Forza Italia e l'imprimatur del grande capo diventa difficile da spiegare. «A Forza Italia - ragiona l'ingegnere - va riconosciuto di essere l'unico partito che non si è arroccato nella difesa dello status quo. Dopo più di venti anni nel 2016, sempre a Roma, si può andare ai vecchi schemi politici».

LA CONTROMOSSA
Sul tema delle alleanze, quello per cui è finito nel mirino, Marchini si toglie dalla morsa così: «Si fanno libere, tra liberi, per liberare Roma da chi la ha ridotta in questo stato drammatico e anche da quei movimenti che, dietro quel populismo, la farebbero cadere ancora più in basso rispetto a quello che è oggi».

In questo accordo c'è il riconoscimento dell'onore delle armi a Guido Bertolaso. «Avrà un ruolo, sarà coinvolto nella gestione della città», è il ragionamento del civico. Traduzione: non sarà in lista, nemmeno con Forza Italia, ma tornerà utile in caso di vittoria con un compito «operativo». Lo schieramento azzurro sarà presente, con tanto di simbolo, al fianco delle cinque liste civiche che pomperanno voti all'ingegnere. La settima potrebbe essere quella di Storace, con il quale c'è più di un canale aperto. L'accordo sembra chiuso ma si valutano i costi e i benefici di un'operazione che potrebbe connotare troppo la corsa del movimento, che ha già imbarcato gli azzurri. «Ora mi attaccano tutti - si è sfogato Alfio - ma quando entreremo nel merito delle proposte per Roma sarà un'altra partita».