Stupro di Capodanno, i testimoni: «C’era sangue sulla maglia. Lei era imbarazzata, ma sorrideva»

Un amico: «Furono usati stupefacenti». Contraddetta la versione della vittima

Stupro di Capodanno, i testimoni: «C’era sangue sulla maglia. Lei era imbarazzata, ma sorrideva»
di Federica Pozzi
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Giovedì 22 Giugno 2023, 23:10

È uno dei punti più pesanti dell’accusa: dopo avere abusato della vittima, insieme ad altri ragazzi, mentre lei era quasi in stato di incoscienza a causa di un mix di alcol e di droghe, l’imputato sarebbe uscito dalla stanza sventolando una maglietta sporca di sangue. Ma ieri, in aula, durante l’ultima udienza del processo sullo stupro avvenuto nel capodanno del 2021 durante una festa in una villetta di Primavalle, una delle ragazze presenti, parlando della vittima, ha detto: «Quando è uscita dal bagno sorrideva, era solo imbarazzata per la maglietta». Nel processo è imputato per violenza sessuale di gruppo Patrizio Ranieri. Insieme a lui, sotto inchiesta in fascicoli separati, altri due maggiorenni e due minorenni. La giovane, ascoltata insieme a un altro dei ragazzi presenti quella sera alla festa, ha aggiunto alcuni tasselli alla ricostruzione della vicenda. Anche lei, come le amiche della vittima avevano dichiarato nella scorsa udienza, ha confermato il fatto che Chiara (nome di fantasia) quella sera era sotto effetto di sostanze stupefacenti e alcool, ma, a suo dire, in grado di capire.

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LE DICHIARAZIONI

«Quando è uscita dal bagno era solo imbarazzata per la maglietta», ha specificato la testimone, riferendosi alla maglietta sporca di sangue indossata dall’imputato Ranieri a seguito di uno dei rapporti sessuali.

Non solo, dalle sue parole è emerso un altro dato riguardo una sigaretta «bagnata su un lato, che chiamavano cicchetto», che la vittima aveva detto averle provocato una grande confusione, secondo la testimone sarebbe stata fumata dalla ragazza dopo la mezzanotte, quindi dopo il rapporto consumato con l’imputato. «Mi offrono una sigaretta alla cocaina. Ma c’era dell’altro dentro, perché ho sentito il cervello bruciare, ero incosciente», aveva dichiarato Chiara. E di questa sigaretta ha parlato anche il secondo testimone di ieri ai giudici. All’epoca dei fatti il giovane era fidanzato con una delle amiche di Chiara, che nei giorni precedenti e successivi alla festa l’aveva ospitata, perché i genitori della vittima non erano in Italia. Ed era stato proprio lui ad accompagnarla in ospedale. Ha detto ai giudici che la giovane era solita fare uso di stupefacenti e ha dato una versione alternativa sulle cause dei lividi sul corpo di Chiara.

L’AMICA

Tra gli altri testimoni previsti, una ragazza all’epoca dei fatti minorenne, indagata pure lei per violenza sessuale nei confronti di Chiara insieme al fidanzato, a sua volta accusato di aver abusato della fidanzata e di Chiara approfittando, nel corso del rapporto, della condizione di inferiorità fisica e psichica delle due adolescenti a causa dell’uso di alcol e droga. La ragazza non ha potuto testimoniare proprio perché indagata e vittima nello stesso episodio, ma in un procedimento connesso: i giudici decideranno sul punto nel corso della prossima udienza. Un’altra giornata in cui i corridoi del Tribunale penale di Roma hanno ospitato i giovani che hanno partecipato a quella festa dai punti oscuri. Alcuni di loro sono indagati, ma sembrano non rendersene conto. Ridono e scherzano spensierati, guardando i loro telefoni e scambiandosi video sui social. Qualcuno si altera anche per l’attesa perché ha «una vita fuori di qua e un lavoro».

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