Nella cucina da incubo scoperta a Primavalle non c’erano solo cibi mal conservati e scarsa igiene. Gli agenti del distretto Aurelio insieme ai caschi bianchi, nei locali hanno trovato anche monopattini parcheggiati e a terra, due materassi. Così sono scattati i sigilli al ristorante di cucina peruviana che offriva, tra gli altri, anche servizio da asporto.
IL BLITZ
I controlli in via San Zefferino Papa sono scattati ieri mattina nei due locali- uno adibito a cucina, l’altra alla sala per la consumazione- e gli agenti hanno quindi proceduto con la sospensione delle licenze e la chiusura.
LE DENUNCE
Gli agenti hanno proceduto con gli accertamenti a carico della proprietaria del ristorante, una 55enne di origini peruviane. Lo stesso per le tre persone che erano in servizio: tutte straniere di origini peruviane e senza permesso di soggiorno. I dipendenti sono stati invitati a presentarsi presso l’Ufficio Immigrazione per regolarizzare la loro presenza sul territorio nazionale. Mentre per la titolare è scattata la denuncia a piede libero per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione.
L’INDAGINE
«Il sospetto - spiegano gli investigatori- è che la titolare abbia utilizzato il ristorante come copertura per ospitare illegalmente connazionali peruviani che poi venivano utilizzati come manovalanza per la cucina e per il servizio di asporto».
Solo un sospetto per il momento, su cui sono ancora in corso le indagini. Nelle prossime ore gli incaricati della Asl di zona eseguiranno ulteriori controlli nei locali ora sequestrati. Mentre i poliziotti e i vigili urbani, sono ora incaricati di ricostruire la fitta rete di contatti della titolare.
«Il ristorante era un punto di ritrovo per gli stranieri di origine peruviana della zona- sottolineano i poliziotti- nei prossimi giorni il nostro obiettivo è di stabilire come avvenivano i contatti e il reclutamento del personale che poi veniva impiegato sia nelle cucine che per le consegne a domicilio. Allo stesso tempo- concludono- dobbiamo ancora accertare il volume d’affari dell’attività illecita».