Rieti, coronavirus, l'informatico reatino
Nicola Fronzetti a Torino: «Spesa
online, smart working, leggo
e cucino ma il pianoforte...»

Nicola Fronzetti a lavoro in sede ed in smart working a casa.
di Raffaele Passaro
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Giovedì 16 Aprile 2020, 12:29

RIETI - Il coronavirus ha cambiato il nostro stile di vita. Nei primi giorni di diffusione della pandemia, molti “fuorisede” che lavorano o studiano nelle regioni del Nord, le zone più colpite dal Covid-19, hanno deciso di ritornare a casa dai propri familiari. Non è questo il caso di Nicola Fronzetti, giovane 22enne reatino che vive e lavora a Torino. Il ragazzo, laureatosi al Politecnico di Torino lo scorso settembre ed impiegato come consulente informatico in un’azienda di consulenze, ha deciso di rimanere nel capoluogo piemontese e di non far ritorno (almeno in questo periodo d’emergenza) a Rieti.
 
É una situazione difficile per il nostro Paese. É preoccupato?
«Sì, sono molto preoccupato. Innanzitutto, mi preoccupa il virus in sé e per sé, la sua rapida diffusione e la sua letalità: sapere che migliaia di persone sono morte e che, probabilmente, altre migliaia ne moriranno è terrificante. Inoltre, mi preoccupano gli effetti a lungo termine della pandemia, soprattutto dal lato economico. Temo che la quarantena e la chiusura forzata delle attività per un periodo di tempo così lungo avranno effetti nefasti, soprattutto sul tasso di occupazione. Infine, sono preoccupato per il mio futuro: a settembre dovrei trasferirmi nel Regno Unito per cominciare un corso di laurea magistrale, ma ho paura che la pandemia possa costringermi a rimandare».
 
Lei abita a Torino, qual è la situazione in città? Le persone rispettano le direttive imposte dalle istituzioni?
«L'intera città di Torino è in totale quarantena. Gli unici a lavorare sono i cosiddetti "lavoratori essenziali", mentre tutti gli altri escono di casa solo per necessità impellenti come la spesa. Personalmente, non esco di casa dal giorno 8 marzo, ma le poche persone che vedo in giro dal mio balcone utilizzano tutte le misure protettive: mascherine, guanti e rispetto delle distanze».
 
Le preoccupa la vicinanza con la Lombardia, la regione più colpita dal virus?
«Beh, inizialmente la vicinanza con la Lombardia mi preoccupava, ma ora che il problema si è esteso sul territorio nazionale non ci faccio più tanto caso: ritengo che eventuali soluzioni dovranno essere estese a tutto il Paese, non limitate di regione in regione!».
 
Cambiamo argomento. Come trascorre le giornate in casa? Per la spesa come fa?
«Sto lavorando da casa, quindi il lavoro mi occupa comunque la maggior parte della giornata. Il mio tempo libero lo passo giocando a qualche videogioco online con i miei amici e videochiamando i miei genitori, i parenti e gli amici. Ho molto più tempo a disposizione per me stesso, non dovendo spostarmi per lavorare, quindi ne ho approfittato per dedicare tempo alla lettura e alla cucina e per affinare qualche hobby che avevo lasciato un po' in disparte, come suonare il pianoforte. Il coinquilino con il quale divido l’appartamento è ritornato a casa dai suoi genitori, quindi in questo periodo sono da solo. Faccio la spesa esclusivamente tramite servizi online, come Supermercato24 e Amazon Prime Now, il tutto per evitare di uscire».
 
Che lavoro svolge? Com’è cambiato il suo modo di lavorare, ora che è costretto a svolgerlo da casa?
«Lavoro come consulente informatico. Ho la fortuna di poter lavorare da casa, anche se farlo ha richiesto notevoli cambiamenti, soprattutto nel modo di interagire con i clienti: non potendo più fare consulenza in sede, dobbiamo comunicare esclusivamente per via telematica. Personalmente, ritengo che sia i miei colleghi che io ci siamo adattati egregiamente: riusciamo a svolgere il nostro lavoro e non abbiamo dovuto apportare sostanziali cambiamenti alle nostre "tabelle di marcia"».
 
A differenza di molte persone ritornate a casa in questo periodo di emergenza, lei è rimasto al Nord. Come mai ha scelto di non tornare a casa dai suoi cari? Come l’hanno presa?
«Non sono tornato a casa sia per motivi lavorativi, sia per minimizzare le possibilità di contagio ed impedire la trasmissione della malattia a persone più a rischio come i miei genitori o i miei nonni. I miei genitori sono molto preoccupati, anche se leggermente rincuorati dal fatto che non esco di casa per alcuna ragione».
 
Le manca Rieti?
«Rieti mi manca molto. Sono tornato per l'ultima volta a dicembre, durante le vacanze di Natale. Avevo in programma di tornare per le vacanze di Pasqua ma la quarantena, purtroppo, me lo ha impedito».
 
Siamo arrivati all’ultima domanda. Quando ed in che modo, secondo lei, si ritornerà alla normalità? Come cambieranno i rapporti sociali dopo questo periodo?
«Non sono un medico, quindi non so fornire dati precisi in merito.

Tra colleghi si parlava del 3 maggio come data di fine quarantena, anche se questa "scadenza" diventa ogni giorno sempre più improbabile. Personalmente, ritengo che la quarantena durerà almeno ancora un mese, molto probabilmente di più. Per i rapporti sociali, voglio sperare che ci sarà più attenzione al tema delle malattie e che diventeremo più proattivi nel proteggerci e nell'evitare contagi».

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