«Non ho mai discriminato nessuno. Un altro Lazio Pride? Non spetta a me decidere»: parla l'assessora alla Cultura, Letizia Rosati

«Non ho mai discriminato nessuno. Un altro Lazio Pride? Non spetta a me decidere»: parla l'assessora alla Cultura, Letizia Rosati
di Sabrina Vecchi
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Venerdì 15 Luglio 2022, 00:10

RIETI - Eredità pesante, quella di Letizia Rosati. Il nuovo assessore alla Cultura del Comune di Rieti afferra il testimone da Gianfranco Formichetti, che del settore è stato un punto fermo per anni: «Ne sono consapevole - dice lei - ho seguito il suo lavoro e proseguirò nei punti fermi, con idee e prospettive nuove». Sposata con due figli ormai grandi e molto restia nel parlare del suo privato, l’assessore Rosati è laureata in Storia dell’Arte e si è sempre dedicata all’insegnamento, prima al liceo Classico, poi a quello Artistico. «La didattica è il mio mestiere, uno dei miei punti fissi è la divulgazione del patrimonio culturale del territorio. I ragazzi oggi sono disorientati, hanno fortemente bisogno di conoscere da dove vengono». In merito alla promozione delle proprie peculiarità, Letizia Rosati va particolarmente orgogliosa del recupero dell’ospedale vecchio e della chiesa di Sant’Antonio Abate: «Sono fiera di averlo messo sul piatto e che ora stia vedendo la luce. Diventerà un campus universitario, è davvero importante che la città comprenda che non sono solo vecchi muri, ma un pezzo fondamentale per Rieti, a partire dalla sua valenza artistica e architettonica». 

Un’estate senza ferie né amati viaggi per l’assessore Rosati, indaffarata nella pianificazione degli eventi autunnali e nello studio di una visione d’insieme del suo assessorato. Un incarico forse un po’ inaspettato: «Il sindaco Sinibaldi mi ha chiamata perché c’era una casella scoperta e serviva un profilo come il mio, anche per la questione delle quote rosa. Mi aspettavo entrasse chi ha preso più voti di me, e colgo l’occasione per rimarcare l’ottimo lavoro svolto da Antonio Emili e Roberto Donati».

Tanti interessi nella vita dell’assessore Rosati, quasi tutti legati al suo impegno quotidiano: «Leggo di tutto, e mi piacciono i messaggi che lancia Alessandro D’Avenia, vorrei portarlo a Rieti. E mi piace scoprire la cosiddetta Italia dei piccoli paesi, una continua scoperta». 

I progetti. Tanti i progetti, tante anche le problematiche da affrontare, con alta priorità sul teatro Flavio Vespasiano, che attualmente, con terzo ordine di palchi e loggione interdetti, conta solo 315 posti. Un grosso limite per il gioiello reatino: «Una questione in cima alle mie preoccupazioni, sto valutando con i tecnici come affrontarla». Per quanto riguarda il vernacolo, l’assessore coltiva il sogno di rimettere in scena i grandi classici del settore. Da mettere in agenda, l’idea di un evento autunnale su Antonio Canova, lezioni-spettacolo per le scuole, valorizzazione dei talenti locali e un’apertura verso la musica contemporanea, anche in chiave sperimentale. Difficile far cambiare discorso a Letizia Rosati, totalmente immersa nel vaglio di bandi, spazi e risorse economiche: «A Rieti abbiamo avuto un ‘900 molto importante, basti pensare a Strampelli, Jucci, Calcagnadoro, Sacchetti Sassetti e tanti altri. Ma anche il nostro Dino Morsani, che vorrei valorizzare. E poi i nostri accessi ai Musei sono troppo bassi, devono essere luoghi attivi, inclusivi, multimediali, vissuti. Non mi piace far passare l’idea che siano posti polverosi dove portare solo le scuole ogni tanto». Altra priorità, il cinema. «È un settore che manca del tutto in un capoluogo, che dovrebbe dar spazio a tutte le arti. Abbiamo posti che si prestano, è importante far partire un’attività di formazione e ricerca». 

Il caso Lazio Pride. In cauda venenum, non si può prescindere dalla polemica che ha investito la Rosati dopo la sua nomina, in merito ad una sua dichiarazione postata ai tempi in cui Rieti ospitò il Lazio Pride, al quale il Comune di Rieti capeggiato da Antonio Cicchetti negò il patrocinio. Un dibattito che si è riacceso sui social e sotto gli archi del palazzo comunale, dove è stata accolta da un sit-in multicolor. «Una protesta che non mi ha dato fastidio, sono sempre stata aperta al confronto. In merito a quel post mi scusai ai tempi con tutte le persone che si erano sentite offese sul piano personale: non era mia intenzione, ho sempre creduto che ogni persona vada rispettata, per ciascuna scelta. Tra l’altro nel post non ho mai citato la parola omosessuale, facevo una riflessione a 360 gradi partendo da alcuni scritti di Mario Mieli».

L’assessore spera che il fraintendimento sia chiarito, ma auspica che su alcune questioni si dibatta sempre, e non in maniera univoca. E se tornasse il Lazio Pride, darebbe il patrocinio? «Non sta a me valutarlo, certamente difenderò i punti di vista di tutti, anche la libertà di non sposare alcune idee. Per fare un esempio, si può essere molto rispettosi verso il pianeta, ma non seguire le gesta di Greta. Non ho mai discriminato nessuno e non lo farò mai, rivendico però la mia libertà di distanziarmi dal pensiero unico: non è forse questa la vera cultura?».

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