Rieti, negozio svaligiato in centro durante i lavori del Plus: causa civile del titolare contro il Comune e l’impresa

Il negozio dopo il furto
di Massimo Cavoli
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Venerdì 6 Novembre 2020, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 17:18

RIETI - Le alte barriere formate da pannelli di compensato, installate davanti ai negozi del centro storico dall’impresa che stava realizzando i lavori del Plus, rappresentarono per una banda di ladri (rimasta ignota) l’insperato aiuto per svaligiare durante la notte, senza essere notati, uno degli esercizi commerciali più conosciuti e frequentati, Grassi Sport in piazza Vittorio Emanuele II, svuotato di tutta la merce consegnata la mattina precedente dal corriere. Un colpo da 160mila euro, non coperto dall’assicurazione, messo a segno nel 2015 da elementi che erano evidentemente informati dell’arrivo della collezione di abbigliamento primavera-estate e sorvegliavano il negozio, in attesa di entrare in azione. Un furto che ora ha dato vita a una causa civile senza precedenti specifici conosciuti a Rieti, promossa dal titolare del negozio derubato, Giorgio Grassi, contro il Comune e l’impresa che eseguì i lavori, perché pregiudicando la visibilità dell’area di fronte al punto vendita, priva anche di un’adeguata illuminazione tanto da restare in penombra, finirono in modo colposo per creare le condizioni di rischio ai danni dei commercianti, come è avvenuto nel caso del furto a Grassi Sport.

I passaggi
L’atto di citazione dell’avvocato Francesco Tavani, difensore della società danneggiata - depositato in tribunale dopo gli inutili tentativi di raggiungere un accordo sul risarcimento danni in via stragiudiziale - pone in evidenza il diverso atteggiamento adottato da impresa e amministrazione comunale che, dopo il colpo e le successive polemiche legate alla mancanza di sicurezza, sostituirono i pannelli di compensato con altri in plexiglas trasparente, in modo da migliorare la visibilità dei negozi e dell’entrata delle abitazioni, e attivarono l’illuminazione nella zona del cantiere.

Interventi già sollecitati dai commercianti, a più riprese, al sindaco e all’assessore al Commercio dell’epoca (rispettivamente, Petrangeli e Mezzetti) prima del furto, ma ogni richiesta era rimasta lettera morta. Esiste, dunque, ad avviso del legale, un nesso di causalità tra la mancata adozione delle misure di cautela per evitare situazioni di pericolo durante i lavori, e il furto subito da Grassi, il primo da quando lo storico negozio avviato dal fondatore Adalberto negli anni ‘60, affaccia le sue vetrine su piazza Vittorio Emanuele II. Il Comune sarebbe responsabile, quale committente, di aver omesso di vigilare sull’operato dell’impresa appaltatrice affinché garantisse l’esecuzione in sicurezza dell’opera commissionata in una zona aperta al pubblico.

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