Rieti, concerto non pagato nel 2014: Comune condannato a saldare oltre il triplo

Alcuni dei musicisti della band emiliana
di Massimo Cavoli
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Luglio 2020, 06:11 - Ultimo aggiornamento: 14:33
RIETI - Nulla è servito, neppure la solennità della processione di Sant’Antonio, a salvare il Comune dalla condanna per non aver saldato il conto del concerto che nel 2014, in piazza San Francesco, aveva allietato fedeli e turisti in occasione della processione dei Ceri. Un’esibizione applaudita, ma quando i musicanti erano passati alla cassa per riscuotere l’ingaggio avevano trovato chiuso. Il concerto della Banda Popolare dell’Emilia Rossa, ampiamente pubblicizzato dal programma dei festeggiamenti antoniani, era stato incredibilmente rinnegato dall’amministrazione, nonostante l’appuntamento avesse trovato spazio sul sito web dell’ente, reclamizzato in brochure e manifesti.

Fuga concretizzatasi nel modo più classico: quando il responsabile del gruppo, Fausto Brini, si era presentato per riscuotere i 1200 euro concordati tra lui e una diretta collaboratrice del sindaco Simone Petrangeli, non aveva trovato nessuno. Tutti irreperibili anche al telefono e, così, ai musicisti non era rimasto altro da fare che tornarsene in Emilia a mani vuote. Sei anni dopo, quell’inadempienza costerà al Comune più del triplo dell’importo iniziale stabilito per il concerto perché il giudice di pace, accogliendo la citazione di Brini (assistito dagli avvocati Giovanni Mascheretti di Bergamo e Luca Pizzoli di Rieti) ha condannato l’amministrazione a pagare non solo i 1200 euro del contratto (somma da rivalutare con gli interessi a partire dal 2015, data di messa in mora dell’ente e fino all’effettivo saldo), ma anche 2200 euro di spese processuali.

La vicenda. Una “sòla” ricollegata alle polemiche politiche nate sull’opportunità di ingaggiare la banda emiliana nel giorno in cui ricorreva l’anniversario della Liberazione di Rieti dal nazifascismo, mentre Brini, nel frattempo, riceveva ai solleciti di pagamento solo risposte imbarazzate dagli uffici comunali. Bagarre inattesa, dalla quale l’ex sindaco Simone Petrangeli aveva comunque cercato di prendere le distanze dissociandosi dal concerto, «pur essendone stato il fautore» (citazione come da sentenza). In sede di giudizio, il Comune ha tentato una disperata difesa appellandosi alla mancanza di un contratto sottoscritto tra le parti che avallasse la validità all’accordo. T

esi infondata per il giudice di pace, Nicola Perrone: l’amministrazione ha inequivocabilmente ratificato l’operato della collaboratrice del sindaco, ritenendo non necessario manifestare per iscritto la propria volontà, che può anche essere implicita e risultare da atto che la manifesti in modo inequivoco. E conclude: «Anche laddove non vi fosse contratto oppure impegno di spesa, il Comune sarebbe comunque diretto responsabile per aver consentito a una sua dipendente di concludere accordi di natura privatistica con terzi senza rispettare le necessarie formalità». Musica, maestro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA