Rieti, si prende cura del cane
dei vicini ma è accusato di furto

Un jack russell (archivio)
di Emanuele Faraone
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Sabato 21 Aprile 2018, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 13:22
RIETI - Quando l’amore per gli animali a quattro zampe può portare in tribunale. Una vicenda singolare terminata però con un lieto fine (assoluzione con formula piena) per U.V., 43enne residente in Sabina, accusato di furto in abitazione per aver sottratto un cane da un terrazzino privato. Tutto è iniziato quando una coppia di coniugi, residenti a Scandriglia, ha deciso di fare le valigie per trasferirsi altrove. Un trasloco durato alcuni giorni, al termine del quale però il Jack russel, il loro cane di razza di piccola taglia, è stato lasciato all’interno della pertinenza abitativa balconata sita al pian terreno, senza acqua né cibo, tra deiezioni e sporcizia.

Un particolare che ovviamente non è sfuggito ai vicini di casa (ascoltati come testimoni in aula) che nel tempo hanno sempre portato acqua e alimenti al cagnolino dato che i due coniugi si prendevano cura di lui molto raramente. Nel mese di agosto la situazione degenera: sotto il caldo torrido in condizioni igienico sanitarie pessime e con il cagnolino in evidente sofferenza il 43enne, a otto mesi circa da quel trasloco, contattò via sms il padrone del jack russel chiedendogli il permesso di prelevare l’animale e tenerlo con sè. Permesso accordato. Tempo dopo però, dopo il decesso del marito e non trovando più il cane nel terrazzino, la vedova presentò una denuncia asserendo di non essere a conoscenza dell’accordo tra il defunto e il vicino di casa, accusando quindi quest’ultimo di furto.

Un capo d’imputazione punito con la pena della reclusione da uno a sei anni e una multa fino a 1.500 euro. Accusa cui l’uomo (assistito dall’avvocato di fiducia Antonella Di Leo) ha dovuto risponderne in tribunale (il pm aveva sollecitato una condanna a 8 mesi e 320 euro di multa). La tesi difensiva – oltre alla produzione degli sms sulla «cessione» del cane e di una documentazione fotografica molto esplicita sulle sue condizioni - si è incardinata sul fatto che i due terrazzini essendo contigui, separati da un muro ad altezza vita e con un piccolo spazio che consentiva di alimentare il cane, non poteva essere contestato il furto in abitazione in quanto un ingresso fisico vero e proprio dell’uomo non sarebbe, di fatto, mai avvenuto. Argomentazioni accolte dal giudice Panariello che ha assolto il 43enne «perché il fatto non sussiste».
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