Partita brutta, partita scorbutica, partita antipatica. Ma anche partita che ti mette davanti quello che vuoi, quello che ti serve, quello su cui potrai fare affidamento. E allora incassi quei due punti benedetti, li metti in cassaforte e torni a guardare avanti, gongolando su una partita che fra tre giorni avremo già dimenticato, che non passerà alla storia come mille e più epiche battaglie nel catino di Campoloniano, ma alla fine chissenefrega. Perché quella vittoria contro Casale fa tanto morale, tantissima classifica e, soprattutto, fa lustrare gli occhi per quel sogno americano troppo a lungo e troppe volte accarezzato.
Perché si entra in campo tra i brividi del “Canto libero” alzato dalla curva, si alza la palla a due e bum: due palle in mano a Casale e poi è solo e soltanto Sims show. La pantera nera di Rieti strilla in faccia ai quasi 2mila del palazzo un messaggio chiaro e forte: «Io non sono quello di Siena». Assist, rimbalzi, entrate, sportellate sotto canestro e un ritmo che piegherebbe in due chiunque: 11 punti in 5’55 di gioco. Due punti al minuto. Un punto ogni 30. Una roba talmente devastante che, dall’altra parte del campo, Ramondino è costretto a richiamare sulla sua panchina il suo americano Tolbert, malcapitato di giornata che nei primi minuti sta lì in campo, ma oltre a guardare può far poco. Dimostrazione di forza e potenza assoluta da parte di Sims. Di quelle che ti fanno sognare davvero, che fanno cantare la curva, che fanno pensare alla fine di qualunque incubo.
La gioia, poi, diventa infinita quando sul cubo del cambio ricompare Matteo Chillo, costretto ai box dopo un colpo durissimo nella serata di gloria di Reggio Calabria. Tutto perfetto, insomma. Non fosse che in campo c’è anche l’avversario, non fosse che per vincere, se ti chiami Rieti e sei nel mondo del basket, te la devi sempre, comunque e dovunque sudare. E allora Casale prova a risalire e lo fa attaccandosi ai suoi “monumenti”. Lo fa con Blizzard e con Di Bella che non ci vogliono stare. Due che di basket ne hanno masticato e che al PalaSojourner c’erano già capitati. Due, insomma, che non stanno lì a farsi impressionare e a farsi prendere a schiaffi.
E allora comincia la fatica, cominciano i problemi e Sims sembra spegnersi anche se, tacca tacca, si va al riposo con 7 punti di vantaggio. Tanti? Pochi? E chi lo può dire, con una squadra che nei terzi quarti ha fatto vedere tutto e il contrario di tutto? Al rientro c’è tensione e quando Casale prova a rimettersi in scia, c’è chi alza gli occhi al cielo e vede fantasmi volare. Quelli di Siena, quelli di Agrigento, tanto per stare agli ultimi giorni. Poi abbassi gli occhi, guardi sul parquet e, dopo 3 minuti di gioco, capisci che oggi non è giornata da fantasmi, non è giornata da incubo, ma è solo giornata da sogno. Americano. Fino in fondo, fino al midollo.
Perché quando mancano 6 minuti e mezzo alla fine del terzo quarto la palla la prende Pepper, anonimo fino a quel momento, e sembra dire: «Ok, basta così, adesso la chiudiamo». Tripla, penetrazione, recupero, canestro, assit, rimbalzo. Tredici punti in fila, uno dietro l’altro, quasi senza respiro, con il palazzo che impazzisce, i tifosi che cantano, i compagni che festeggiano e Casale…beh, Casale che sta a guardare e sembra quasi non credere a quello che è successo. E’ time out, d’obbligo, ma al rientro la musica non cambia e si rimette in moto pure Sims. Arriva pure la “sagra della tripla”, con Blizzard, Chillo e Tomassini che ne mettono una dietro l’altra in un tempo così stretto che quasi non si fa in tempo ad aggiornare il tabellone.
Poi è solo Rieti, avanti tutta fino al +16 e sembra essere chiusa lì. S’aspetta un ultimo quarto da garbage time, da tempo spazzatura, da giocate per arrotondare il tabellino con i giovani in campo. E invece gli avversari non ci stanno. E con Blizzard, Di Bella e Tomassini si rimettono lì. E ricostruiscono punto su punto, alla faccia di quel Sims che sale sul “ventello” quando mancano ancora 8’ da giocare. Arriva fino a -7 Casale, col pubblico che rumoreggia, la paura che comincia ad arrivare, i fantasmi che si riaffacciano. Ma non è giornata da fantasmi. E lo capisci quando Benedusi e Casini mettono due canestri conto le leggi della fisica. E lo capisci, definitivamente, quando Eliantonio rientra in campo e a 2’35 dalla fine, con gli avversari a sputare sangue e rabbia sul parquet, si prende la seconda tripla della serata.
E’ +10. E’ ko. E’ festa sugli spalti. E’ la rinascita di Rieti dopo due schiaffi. E’ il sogno americano che finalmente è arrivato.
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