Pasqua, la messa del Papa a San Pietro: «Basta conflitti in Iraq, Siria e Terra Santa». Migliaia di fedeli sotto la pioggia

Pasqua, la messa del Papa a San Pietro: «Basta conflitti in Iraq, Siria e Terra Santa». Migliaia di fedeli sotto la pioggia
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Domenica 5 Aprile 2015, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 12:57

Si è svolta in piazza San Pietro la celebrazione della tradizionale messa di Pasqua.

Durante il rito, celebrato da Papa Francesco, è stata impartita la benedizione Urbi et Orbi. Nonostante la pioggia battente, sono migliaia i fedeli che sono accorsi nella piazza fin dalle prime ore della mattina. Per assistere alla cerimonia a San Pietro era necessaria un prenotazione gratuita.

Per l'occasione, piazza San Pietro è “blindata”, con 200 uomini della sicurezza a presidiare la zona.

Al termine della messa, prima della benedizione Urbi et Orbi, il pontefice ha compiuto un giro sulla papamobile con tettuccio di plastica per augurare Buona Pasqua ai tanti che in piazza hanno sopportato ore di pioggia scrosciante per seguire la cerimonia.

La folla, chiusi gli ombrelli ma tenute prudentemente le cerate, ha acclamato papa Bergoglio che si è proteso dalla camionetta, ha sorriso e benedetto i fedeli. La pioggia ha distrutto gli arredi floreali che erano stati predisposti per adornare la piazza.

Il messaggio del Papa. Il Papa chiede «pace per la amata Siria e per l'Iraq, perchè cessi il fragore delle armi e si ristabilisca la buona convivenza tra i diversi gruppi che compongono questi amati Paesi. La comunità internazionale non rimanga inerte», e chiede pace per la Terrasanta e per l'incontro tra israeliani e palestinesi.

«La comunità internazionale - ha detto il Papa nel messaggio Urbi et Orbi a proposito della situazione in Siria e Iraq - non rimanga inerte di fronte alla immensa tragedia umanitaria all'interno di questi Paesi e al dramma dei numerosi rifugiati. Pace imploriamo - ha aggiunto - per tutti gli abitanti della Terra Santa. Possa crescere tra Israeliani e Palestinesi la cultura dell'incontro e riprendere il processo di pace così da porre fine ad anni di sofferenze e divisioni».

Il Papa ha chiesto pace «per la Libia, affinchè si fermi l'assurdo spargimento di sangue in corso e ogni barbara violenza, e quanti hanno a cuore la sorte del Paese si adoperino a favorire la riconciliazione e per edificare una società fraterna che rispetti la dignità della persona». E in Yemen «prevalga volontà di

pacificazione».

«Con speranza - ha detto il Papa nel messaggio pasquale "Urbi et Orbi" - affidiamo al Signore che è tanto misericordioso l'intesa raggiunta in questi giorni a Losanna, affinchè sia un passo definitivo verso un mondo più sicuro e fraterno».

Il Papa ha implorato «il dono della pace per Nigeria, Sud-Sudan e per varie regioni del Sudan e della Repubblica Democratica del Congo. Una preghiera incessante salga da tutti gli uomini di buona volontà per coloro che hanno perso la vita - penso in particolare giovani uccisi giovedì» a Garissa, in Kenya, per i rapiti e i profughi.

«E pace chiediamo - ha detto ancora in un passaggio forte del suo messaggio pasquale - per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi, che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne».

Francesco ha ricordato la situazione dell'Ucraina e poi ha detto: «Pace e libertà chiediamo per tanti uomini e donne soggetti a nuove e vecchie forme di schiavitù da parte di persone e organizzazioni criminali. Pace e libertà per le vittime dei trafficanti di droga, tante volte alleati con i poteri che dovrebbero difendere la pace e l'armonia nella famiglia umana. Agli emarginati, ai carcerati, ai poveri e ai migranti che tanto spesso sono rifiutati, maltrattati e scartati; ai malati e ai sofferenti; ai bambini, specialmente a quelli che subiscono violenza; a quanti oggi sono nel lutto; a tutti gli uomini e le donne di buona volontà giunga la consolante voce del Signore Gesù: "Pace a voi!" (Lc 24,36) "Non temete, sono risorto e sarò sempre con voi!"».

«Il mondo propone di imporsi a tutti i costi, di competere, di farsi valere... Ma i cristiani - ha spiegato il pontefice - sono il germoglio di un'altra umanità, nella quale cerchiamo di vivere al servizio gli uni degli altri, e non essere arroganti, ma disponibili e rispettosi. Questa non è debolezza, ma vera forza», viene da Dio, «che non ha bisogno di usare violenza, ma parla e agisce con la forza della verità, della bellezza e dell'amore».

Papa Bergoglio ha fatto questa considerazione nel messaggio pasquale "Urbi et Orbi" (alla città e al mondo, ndr) che ha rivolto dalla loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro, dopo aver celebrato la messa della mattina di Pasqua. Il tempo è inclemente, e per tutta la mattina è piovuto a dirotto, ma diverse migliaia di coraggiosi hanno resistito riparandosi sotto ombrelli e cerate colorate. La riflessione di papa Francesco sul fatto che i cristiani non si impongono con la violenza ma sono ugualmente forti, che suscita particolare significato alla luce degli attacchi ai cristiani anche recenti, in varie parti del mondo, dal Kenya al Pakistan, è naturalmente iscritta nella meditazione del Papa sulla Pasqua. «L'amore ha sconfitto l'odio, la vita ha vinto la morte, la luce ha scacciato le tenebre! - ha detto infatti papa Bergoglio riflettendo sulla Pasqua, nel messaggio "Urbi et Orbi" - Gesù Cristo, per amore nostro, si è spogliato della sua gloria divina; ha svuotato sè stesso, ha assunto la forma di servo e si è umiliato fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e lo ha fatto Signore dell'universo. Gesù è Signore!. Con la sua morte e risurrezione - ha spiegato il Pontefice - Gesù indica a tutti la via della vita e della felicità: questa via è l'umiltà, che comporta l'umiliazione. Questa è la strada che conduce alla gloria. Solo chi si umilia può andare verso le "cose di lassù", verso Dio.

L'orgoglioso guarda "dall'alto in basso", l'umile guarda "dal basso in alto"». Il Papa ha quindi accennato all'atteggimaento di Pietro e Giovanni che, al mattino di Pasqua, dopo essere stati avvertiti dalle donne, corsero al sepolcro di Gesù e lo trovarono vuoto. Ha rimarcato in particolare il verbo «si chinarono»: «allora si avvicinarono e si 'chinaronò per entrare nel sepolcro. Per entrare nel mistero - ha sottolineato ricollegandosi alla riflessione di ieri notte sul fatto che per entrare nel mistero bisogna ascoltare il silenzio e non avere paura della realtà - bisogna 'chinarsi, abbassarsi. Solo chi si abbassa comprende la glorificazione di Gesù e può seguirlo sulla sua strada».

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