Gli incontri sono stati occasione di un «discernimento franco di fronte ai gravi fatti che hanno danneggiato la comunione ecclesiale e debilitato il lavoro della Chiesa in Cile negli ultimi anni». Contrariamente alla lettera del pontefice che non esplicita nessuna sanzione per i vescovi insabbiatori, il quotidiano argentino El Clarin, citando fonti autorevoli, anticipa che stanno rotolando le teste di 4 vescovi, a cominciare da monsignor Juan Barros, il vescovo di Osorno. Un prelato che il pontefice aveva difeso a spada tratta quando era in Cile, offendendo persino le vittime che in seguito avrebbe ospitato a Santa Marta per chiedere loro scusa. Una di loro, Juan Cruz, ha spiegato che questa inversione di marcia nell'atteggiamento del pontefice si spiega nel fatto che Francesco sarebbe circondato da collaboratori che sono impreparati o che gli danno informazioni parziali o sbagliate.
Parole pesantissime e mai rettificate. Nel frattempo monsignor Jordi Bertomeu – il prelato della Congregazione della Fede che assieme a monsignor Charles Scicluna è andato in Cile per svolgere una indagine supplementare – ha anticipato che sicuramente qualcosa cambierà. "Si attendono misure concrete a breve scadenza. Il Papa è un uomo di parola e se lo ha detto vuol dire che lo farà".
Tra i vescovi contestati per l'operato svolto c'è anche l'arcivescovo emerito di Santiago del Cile, il cardinale Francisco Javier Errázuriz e l'attuale ordinario, cardinale Ricardo Ezzati.
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