Nomine e assunzioni, accuse ad Alfano. Il ministro: uso politico di scarti giudiziari

Alfano
di Emilio Pucci
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Mercoledì 6 Luglio 2016, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 16:32
ROMA «Siamo di fronte al ri-uso politico degli scarti di un'inchiesta giudiziaria. Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politici». Alfano insorge dopo che le intercettazioni in cui si fa il suo nome nell'inchiesta Labirinto sono state date in pasto ai giornali. «Pizza - scrivono le fiamme gialle - sostiene di aver facilitato, grazie ad i suoi rapporti con l'ex amministratore Massimo Sarmi, l'assunzione del fratello del ministro in una società del Gruppo Poste».

«Non riguardano me, bensì terze e quarte persone che parlano di me», sottolinea il ministro dell'Interno, «persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni». Secche smentite su ogni tipo di coinvolgimento arrivano dal presidente dell'Inps, Tito Boeri, dall'ex capo azienda di Poste, Massimo Sarmi, e dall'attuale numero uno di Poste Italiane, Francesco Caio che sottolinea: «In questa azienda l'aria è cambiata».

Tornando ai centristi è un fatto che tutta l'area politica appare scossa, rinviato il dibattito interno, la riunione prevista ieri sera tra i senatori è saltata, «in questo momento occorre unità, vogliono destabilizzare Ncd», fanno quadrato anche i malpancisti. A difendere a spada tratta il responsabile del Viminale è Casini. «Ma vi pare si inalbera il presidente della Commissione esteri del Senato che un ministro dell'Interno si possa rivolgere a Pizza? Solo in Italia si ingigantiscono cose del genere». Una congiura? «Qualche sospetto c'è...», allarga le braccia Casini nel Transatlantico di palazzo Madama, «ma ormai colpiscono un po' tutti. Contro Renzi? Lui si sta colpendo da solo», scherza riferendosi al muro eretto dal premier sull'Italicum.

Contro Alfano si muove M5S: «Fornisca spiegazioni al Parlamento», attacca Di Battista, «non basta un comunicato stampa». «L'inchiesta è la replica del leader Ncd - racconta comportamenti e metodi che, se confermati, sono anni luce distanti dalla mia visione delle cose, del mondo e dell'essere cittadino della Repubblica. Io continua - rimango fermo a quanto valutato da chi l'inchiesta l'ha studiata e portata avanti e ha ritenuto di non coinvolgermi. Il resto appartiene al lungo capitolo dell'uso mediatico delle intercettazioni. Ma questo è un discorso ben noto a tutti, che si trascina da anni, diventando ormai una vera e propria telenovela legislativa».

TIMORI DEM
Anche nel Pd non si nascondono i timori su eventuali risvolti delle indagini che hanno coinvolto il deputato Marotta. In caso di smottamento, chiariscono i renziani, ci sono le elezioni. C'è, perfino tra i parlamentari di Ncd, chi arriva ad evocare la vicenda di Mastella che da ministro nel 2007 venne indagato finendo per cadere ilgoverno Prodi. Ma i vertici del partito tengono il punto: «Non c'è assolutamente nulla nell'inchiesta, nessuna preoccupazione». Renzi blinda il ministro, anche se la Boschi viene riferito - ha già lanciato l'allarme ai capigruppo dem sulla possibilità che una parte dei centristi possa smarcarsi a breve, facendo mancare il numero legale al Senato o addirittura mandando sotto il governo. La settimana prossima, per esempio, serviranno 161 voti per far passare il decreto enti locali. Del resto il malessere in Ap è evidente: Schifani e Lupi hanno avvisato Alfano: «Serve un segnale da parte di Renzi subito. Deve convocare un vertice e fare chiarezza, altrimenti usciamo dal governo». Con Schifani si schierano una decina di senatori che aspettano le mosse di Berlusconi.

I NUMERI
Due giorni fa solo 5 esponenti di palazzo Madama si sono fatti vedere alla direzione. Con Lupi che ha difeso la necessità di aprire un nuovo cantiere con FI e i moderati, e l'ala filo-governativa che ha ribadito l'importanza di compattarsi sulle riforme. A rischio non è solo l'unità del partito ma anche il suo appoggio al referendum. Questo pomeriggio, alla riunione convocata da Lega, Cor ed FI, per rilanciare la lotta a Renzi ad ottobre, potrebbero presentarsi anche alcuni senatori di Ap. Il piano dei malpancisti è di costituire dei comitati per il No, scommettendo su un fallimento del premier per poi arrivare ad un nuovo esecutivo che lavori al superamento dell'Italicum. I fuoriusciti da Ncd ironizzano sulle sorti di chi è voluto rimanere al fianco di Alfano: «Hanno scelto di morire nel Grand Hotel», sentenzia Augello. «Sono già nel braccio della morte», se la ride Giovanardi. Ma la linea del responsabile dell'Interno non cambia. Il partito si spenderà sul referendum, con la convinzione che ci siano poi i numeri per cambiare il sistema di voto.

«Questi attacchi giudiziari è la risposta dei fedelissimi del responsabile del Viminale non ci intimidiscono. I magistrati se la prendono con noi perché chiediamo al Pd di fermare l'abuso delle intercettazioni, la verità è che vogliono far cadere Renzi». Il messaggio di dialogo con Ncd è arrivato ieri dal Guardasigilli Orlando che prevede un accordo la prossima settimana sulla prescrizione. Verrà accantonato il testo Casson, ma in ogni caso non è escluso che alcuni ribelli centristi possano già appalesarsi qualora Renzi dovesse chiedere la fiducia sul provvedimento.
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