«Situazione gestita malissimo», ribadiscono quelli che in tempi non sospetti avevano consigliato di liberarsi subito dell'assessore, ovvero quando la stessa aveva scoperto di essere sotto indagine. Ma Raggi e il suo garantismo avevano fatto breccia aprendo una ferita all'interno del M5S mai più sanata. La sindaca aveva difeso Muraro, era determinata a «leggere le carte». L'invito a comparire notificato all'ormai quasi ex delegata all'ambiente ha fatto dire a Raggi: «Non entro nel merito».
L'ALLARME
Ma c'è chi come il mini direttorio aveva a suo tempo informato via mail Luigi Di Maio e poi i vertici che il caso Muraro sarebbe potuto deflagrare presto. «Sono dimissioni dovute ha affermato sicura la senatrice Paola Taverna - L'avevamo sempre detto, in presenza di un avviso di garanzia chiederemo di fare un passo indietro». Per questo oggi piomberanno a Roma Grillo e Casaleggio per aggiornarsi con la sindaca e arginare lo stallo in Campidoglio, sempre più grave, dopo le dimissioni di Muraro, la crisi con il delegato all'urbanistica Paolo Berdini e anche la delusione del dg Ama Stefano Bina, pronto a lasciare anche lui e a tornare a Voghera dove è in aspettativa e dove è molto stimato. Ora la mission dei vertici è capire se è possibile trovare una sostituta di Muraro in tempi rapidi per far sì che l'intero settore ambiente non rimanga scoperto. Solo i leader del M5S hanno dato disponibilità ad aiutare Raggi che resta comunque isolata: in Parlamento, la prima cittadina, fatica a trovare coperture politiche.
LE CONSEGUENZE
«Cosa vi aspettate? Chi tocca Virginia si brucia», risponde un parlamentare ricordando gli oneri e gli onori di Raggi. «Paola Muraro si è dimessa? Non ci riguarda», risponde un altro parlamentare. Solo il blog è ancora disponibile a ospitare i comunicati politici della sindaca, e solo le fredde pagine web di Grillo trattengono a stento Raggi nel perimetro dei Cinque Stelle. Perché in pochi ieri hanno inviato pacche sulle spalle via sms al Campidoglio. Solo Stefano Vignaroli ammette: «Non immaginavo finisse così, ma ha fatto bene a dimettersi. Noi abbiamo questa regola quando si riceve un avviso di garanzia». Non è proprio così: il sindaco Filippo Nogarin dopo aver ricevuto l'avviso di indagine non si è dimesso, e neppure i tre parlamentari palermitani del M5S indagati per la vicenda delle presunte firme false lo hanno fatto. «Ma loro non erano eletti quando sono successi i fatti», taglia corto un sodale dei deputati sospesi. La sindaca mastica amaro, non esclude di richiamare Muraro una volta conclusa l'indagine e non ha risposto alle poche mani che le sono state tese in segno di aiuto. È la nemesi di Raggi, come fa notare qualcuno. Tutte le volte che il M5S raggiunge vette alte di consenso scoppia una grana, come ora dopo l'esito del referendum: la giunta perde pezzi e il M5S è costretto a rinunciare alla piazza, quella di Montecitorio, dove ieri era in programma una manifestazione di protesta. «Non possiamo permetterci errori adesso - dicono i vertici del M5S - ci giochiamo il Governo».