Grillo teme il caso Muraro: «Ci giochiamo il governo»

Grillo teme il caso Muraro: «Ci giochiamo il governo»
di Stefania Piras
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Mercoledì 14 Dicembre 2016, 07:52
«Ce lo aspettavamo», sospirano da Milano i confidenti di Beppe Grillo e Davide Casaleggio alle prese con un nuovo caso Roma che rischia di minare la corsa verso Palazzo Chigi. I due leader del M5S sono stati informati della volontà di Muraro di rassegnare le dimissioni già ieri pomeriggio, poco prima che Grillo salisse sul palco per la prima del suo spettacolo a Genova. Una notizia che è rimasta secretata per diverse ore e che Raggi ha deciso di comunicare alla maggioranza solo in nottata dopo la riunione sul bilancio. Non c'erano tutti i consiglieri, molti erano già rincasati.
«Situazione gestita malissimo», ribadiscono quelli che in tempi non sospetti avevano consigliato di liberarsi subito dell'assessore, ovvero quando la stessa aveva scoperto di essere sotto indagine. Ma Raggi e il suo garantismo avevano fatto breccia aprendo una ferita all'interno del M5S mai più sanata. La sindaca aveva difeso Muraro, era determinata a «leggere le carte». L'invito a comparire notificato all'ormai quasi ex delegata all'ambiente ha fatto dire a Raggi: «Non entro nel merito».

L'ALLARME
Ma c'è chi come il mini direttorio aveva a suo tempo informato via mail Luigi Di Maio e poi i vertici che il caso Muraro sarebbe potuto deflagrare presto. «Sono dimissioni dovute ha affermato sicura la senatrice Paola Taverna - L'avevamo sempre detto, in presenza di un avviso di garanzia chiederemo di fare un passo indietro». Per questo oggi piomberanno a Roma Grillo e Casaleggio per aggiornarsi con la sindaca e arginare lo stallo in Campidoglio, sempre più grave, dopo le dimissioni di Muraro, la crisi con il delegato all'urbanistica Paolo Berdini e anche la delusione del dg Ama Stefano Bina, pronto a lasciare anche lui e a tornare a Voghera dove è in aspettativa e dove è molto stimato. Ora la mission dei vertici è capire se è possibile trovare una sostituta di Muraro in tempi rapidi per far sì che l'intero settore ambiente non rimanga scoperto. Solo i leader del M5S hanno dato disponibilità ad aiutare Raggi che resta comunque isolata: in Parlamento, la prima cittadina, fatica a trovare coperture politiche.

LE CONSEGUENZE
«Cosa vi aspettate? Chi tocca Virginia si brucia», risponde un parlamentare ricordando gli oneri e gli onori di Raggi. «Paola Muraro si è dimessa? Non ci riguarda», risponde un altro parlamentare. Solo il blog è ancora disponibile a ospitare i comunicati politici della sindaca, e solo le fredde pagine web di Grillo trattengono a stento Raggi nel perimetro dei Cinque Stelle. Perché in pochi ieri hanno inviato pacche sulle spalle via sms al Campidoglio. Solo Stefano Vignaroli ammette: «Non immaginavo finisse così, ma ha fatto bene a dimettersi. Noi abbiamo questa regola quando si riceve un avviso di garanzia». Non è proprio così: il sindaco Filippo Nogarin dopo aver ricevuto l'avviso di indagine non si è dimesso, e neppure i tre parlamentari palermitani del M5S indagati per la vicenda delle presunte firme false lo hanno fatto. «Ma loro non erano eletti quando sono successi i fatti», taglia corto un sodale dei deputati sospesi. La sindaca mastica amaro, non esclude di richiamare Muraro una volta conclusa l'indagine e non ha risposto alle poche mani che le sono state tese in segno di aiuto. È la nemesi di Raggi, come fa notare qualcuno. Tutte le volte che il M5S raggiunge vette alte di consenso scoppia una grana, come ora dopo l'esito del referendum: la giunta perde pezzi e il M5S è costretto a rinunciare alla piazza, quella di Montecitorio, dove ieri era in programma una manifestazione di protesta. «Non possiamo permetterci errori adesso - dicono i vertici del M5S - ci giochiamo il Governo».