Berlusconi, la figlia Marina a Francesca Pascale: troppi sforzi per lui, adesso basta

Berlusconi, la figlia Marina a Francesca Pascale: troppi sforzi per lui, adesso basta
4 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Giugno 2016, 16:30 - Ultimo aggiornamento: 16:34
Ha tirato troppo la corda negli ultimi tempi, dicono tutti. Ma c'è chi lo dice, a proposito di Silvio Berlusconi che non è grave ma neanche sta molto bene, in maniera particolare. Si tratta della figlia Marina. La quale, dicono sussurri di corte, si sarebbe rivolta così al cosiddetto cerchio magico del leader di cui naturalmente fa parte in posizione preminente Francesca Pascale: «Lo avete spremuto troppo. Capisco le esigenze politiche, ma papà non è più in grado di sostenere certi ritmi e bisogna lasciarlo in pace». E il medico Zangrillo sembra proprio aderire a questa sorta di protesta, quando dice che «sarebbe meglio che non facesse più politica».
Intorno al capezzale del patriarca del centro-destra insomma, se non si consuma proprio una lotta, di certo vanno in scena divisioni, incomprensioni e dissidi personali tenuti sotto traccia da un po' di tempo e la cui emersione è tipica in politica e nelle dinastie capitalistiche dei momenti del crepuscolo. Anche se, dicono tutti e qui sono all'unisono, non bisogna drammatizzare sulle condizioni fisiche del Cavaliere. La cui operazione della prossima settimana, il cambio della valvola aortica, è di routine ma durerà quattro ore e il paziente è un uomo alle soglie degli ottant'anni e assai affaticato. Anche Fedele Confalonieri, oltre ai figli, consiglia a Silvio: «Non puoi più fare questa vita, devi mollare la politica».

 

Lo farà? Fuori dalla sua stanza al San Raffaele, dove oltre ai collaboratori più stretti e ai familiari sono entrati anche gli amici fraterni (Gianni Letta, Confalonieri, Adriano Galliani), c'è chi ragiona così: «Se a Milano noi con Parisi perdiamo al ballottaggio, il presidente potrebbe capire che è venuto il momento di concedersi il meritato riposo. Ma nel caso in cui vincessimo, lo conosciamo tutti Berlusconi: si farebbe trascinare dalla passione, e anche se stanco e acciaccato non resisterebbe a ributtarsi anima e corpo nell'arena politica». Chi vuole bene a Silvio spererebbe dunque, quasi quasi, nella sconfitta del suo candidato a Palazzo Marino?

CREPUSCOLO
Il problema che intorno a lui tutti più o meno vedono, anche se non tutti ammettono di vederlo, è che mentre Berlusconi si avvia alla fase del crepuscolo - attenzione però: troppe volte è stato dato sulla via del tramonto e tante volte ci si è dovuti ricredere - lascia aperte molte partite sia sul fronte aziendale sia su quello politico. A cui non ha dato una soluzione. Basti pensare al tema del delfino, del successore. Che non c'è. Forse perché il re di Arcore è stato scottato dalla delusione Alfano e la tentazione Toti non lo ha mai catturato davvero. Magari sarà proprio Parisi, se vince sotto la Madonnina, il nuovo vice re da investire al più presto? Silvio sarebbe prontissimo a questo passo, ma intanto sta combattendo con la valvola aortica da sostituire. E con un problemaccio, di tipo politico, che gli procura più dolori di quelli che gli affaticano il cuore. Salvini e la Meloni hanno subito mandato gli auguri di guarigione al leader ricoverato - «O sono condoglianze?», ironizzano con pessimo gusto alcuni dirigenti forzisti a Roma - ma il nodo di come riallacciare i rapporti tra il centro-destra moderato e quello lepenista, la reciproca condizione del «nec tecum nec sine te vivere possum», la reciproca diffidenza che s'aggrava ogni giorno di più rimangano macigni difficili da portare sulle spalle da parte di un leader malato. Toccherà ad altri, in Forza Italia, risolverli? In quel partito, mentre il Cavaliere aspetta di essere operato la prossima settimana e di affrontare una lunga convalescenza, c'è chi sospetta: «I leghisti a Milano si stanno mobilitando poco per il ballottaggio. Perché credono che senza una vittoria di Parisi, Berlusconi mollerebbe». Ma quelli del Carroccio, per esempio l'onorevole Fedriga sempre più in ascesa nel partito di Salvini, negano stizziti: «Ma smettiamola con queste fregnacce. Siamo impegnatissimi nella campagna elettorale». Nella quale, come si sa, Denis Verdini in varie città ha appoggiato il Pd renziano. E ieri, quando l'ex amico o amico si è presentato al San Raffaele per far visita a Silvio, i collaboratori del Cavaliere sono stati colti di sorpresa («Non ci aveva avvertito», assicurano) e non hanno gradito il tentativo di intrusione, mentre Berlusconi pare che fosse pronto a fargli una battuta non cattiva: «Grazie, Denis, per aver aiutato così bene Renzi a perdere le elezioni».

ALLEANZE
Però non è soltanto politico il problema di questa fase difficile per Berlusconi. Altra partita che resta aperta, e su cui il patron avanza e arretra contemporaneamente, è quella della cessione del Milan. E' sempre sul punto di cederla ai cinesi, ma appena si avvicina il momento decisivo c'è qualcosa che lo blocca: ed è l'amore viscerale per la squadra rossonera. Insieme a un altro particolare perfino più importante. Barbara e Luigi gli ripetono in continuazione: «Papà, non farlo». Marina e Pier Silvio remano in senso contrario: «Bisognerebbe vendere». Ma a lui l'idea fa davvero male al cuore. E Mediaset? Pronta a finire dentro Vivendi? Anche qui, una decisione definitiva non c'è. Anche se, più che la vendita della sua azienda al colosso di Bollorè, in una grande concentrazione nella quale sarebbe un'azionista come tanti, il Cavaliere si sta orientando verso un'alleanza a largo raggio, sui contenuti. Si farà? Non si farà? I dossier aperti sul letto di Berlusconi sono molteplici. E chi gli vuole bene dice, senza voler dare l'impressione di fare pressione: «Una sistemata, almeno a qualche cosa, sarebbe ora che Berlusconi la dia».