La rissa fra tre automobilisti che si erano inferociti l’uno con l’altro per presunte sgarberie o prepotenze, non è però degenerata in quello che sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante sulle strade Usa: l’omicidio stradale. I tre hanno fatto a botte e sono finiti in ospedale e poi in cella con vari lividi e un paio di occhi neri. Insomma, gli è andata bene.
Ma le cronache recenti sono un triste elenco di morti: uccisa una giovane mamma a Las Vegas, massacrato un padre di quattro figli a Pasadena, crivellato di colpi un altro papà in un parcheggio di Boston, freddata al volante ad Oakland in Calfornia una trentenne mamma di un bambino di appena un anno, uccisa una studentessa neolaureata ad Atlanta. La American Automobile Association (l’Aci Americano) insieme alla National Highway Traffic Safety Administration (l’agenzia del Dipartimento dei Trasporti che si occupa della sicurezza sulle strade) stanno seguendo sin dagli anni Novanta lo sviluppo di questo fenomeno. In tutto quel decennio ci furono 218 morti causate da reazioni a mano armata. Non ci sono dati federali precisi sul numero di persone uccise per una lite stradale da allora a oggi, ma si calcola che ci sia stato un aumento di omicidi da “road rage” di oltre il sette per cento all’anno.
E l’aumento è direttamente legato al dilagare dei video-telefonini e delle armi. Stranamente, un automobilista aggressivo che si accorga di essere filmato, diventa ancora più aggressivo. Se poi è armato, la situazione degenera velocemente. Difatti sia la AAA che la NHTSA raccomandano agli automobilisti che siano oggetto di reazioni aggressive di non fermarsi e di non guidare fino a casa propria, ma di cercare un incrocio affollato, meglio ancora di andare verso il più vicino posto di polizia. I primi due casi citati, la giovane madre e il padre di quattro figli – Tammy Meyers e Thomas Brock - hanno fatto l’errore di guidare fino a casa propria dopo essere stati al centro di violenti alterchi sull’autostrada per presunti errori o sgarbi. Sia i due ragazzi che hanno ucciso la Meyers, sia i due uomini che hanno preso a fucilate Brock, avevano seguito le loro vetture, si erano appuntato l’indirizzo, ed erano tornati armati con il preciso scopo di ammazzarli.
Un altro caso che ha fatto molto clamore, anche questo ad Atlanta, è stato quello di una famiglia attaccata a fucilate dopo che un automobilista si era inferocito per la lentezza con cui guidavano in autostrada sulla corsia di sorpasso. La famiglia, spaventata, si è fermata a un parcheggio, e qui l’assalitore li ha raggiunti e ha scaricato il suo fucile contro il sedile posteriore su cui erano seduti i figli. Se non è morto nessuno, è stato perchè il cane, Noah, un pastore tedesco, avvertendo il pericolo, si era messo fra i bambini e il finestrino, prendendosi tutti i colpi: «Non c’è dubbio che il cane si sia immolato – ha reagito la polizia stradale -. Li ha salvati, ma ha pagato con la vita». In presenza di guida aggressiva, raccomanda la polizia, «non scendete dall’automobile per protestare», ma chiamate le autorità. Il rischio è di avere ragione, ma di finire uccisi.
E’ successo al 43enne Dereck Flemming, di Livingston, nel Michigan: è sceso dall’auto per protestare contro un altro automobilista che gli aveva tagliato la strada due volte. L’altro guidatore si è a sua volta spaventato, ha creduto che Flemming volesse aggredirlo, e gli ha sparato, uccidendolo: «Se qualcuno guida aggressivamente contro di voi - ha reagito lo sceriffo Bob Bezotte, della Contea di Livingston – reagite nel modo più sicuro possibile, cambiate corsia, non rispondete. La morte di Flemming prova come la situazione può infiammarsi nell’arco di un secondo».
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