Ucraina, Kerry: Mosca cerca scuse per invadere. Un miliardo a Kiev

John Kerry
di Anna Guaita
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Mercoledì 5 Marzo 2014, 09:40
NEW YORK La mattina di ieri si aperta alla Casa Bianca all'insegna del silenzio: mentre il segretario di Stato John Kerry cominciava la sua visita a Kiev, in Ucraina, a Washington l'Amministrazione ha aspettato di sentire l’intera conferenza stampa di Vladimir Putin, prima di reagire. In tal modo, sia il lungo intervento di Kerry, che i brevi commenti del presidente più tardi, sono stati una risposta quasi punto per punto alle dichiarazioni del presidente russo. Intransigenti, sia Kerry che Obama, sulla «illegalità» dell'invasione della Crimea.



Solidali a tratti con vera passione con i cittadini che a Kiev hanno dimostrato nel nome di «quel valore universale che si chiama libertà». Kerry è arrivato portando la promessa di un miliardo di dollari in supporto tecnico e garanzie su prestiti, e l'impegno di aiutare il Paese a trovare nuovi mercati e a combattere contro la corruzione in preparazione delle elezioni fra 3 mesi.



USCITA DI SICUREZZA

Ma vari analisti hanno anche sottolineato come fra le righe sia dell’intervento di Kerry che di quello di Obama c'era anche «l’offerta di un'uscita di sicurezza», per dirla con Andrea Mitchell, corrispondente della Nbc al seguito del segretario di Stato. E cioè sia Obama che Kerry hanno insistito che non è nell'interesse degli Usa «arrivare a uno scontro», e che la Russia ha dei legittimi interessi in Ucraina, e se sente che questi sono a rischio, c'è ancora «il tempo per ricorrere alle organizzazioni internazionali che il mondo civile ha creato per evitare crisi violente». Proprio Kerry, che pure fra i due è quello che ha avuto i toni più aspri contro Putin, ha più volte ribadito: «Invitiamo la Russia a venire al tavolo della diplomazia».



Ma dietro l'apertura non si lascia spazio per dubbi sull’operato e le interpretazioni che Putin dà della situazione: per Obama, «Putin non inganna nessuno», e c'è la «forte certezza internazionale» che la Russia abbia violato la legge, e che i suoi «stiano dando versioni diverse della legge internazionale». Per Kerry non è affatto vero che a Kiev sarebbe in corso un colpo di stato, come dichiarato da Putin: «L’attuale governo è pienamente legittimo» ha contestato. E ancora: non è vero che le strade dell’Ucraina siano pericolose e che i cittadini di lingua russa siano perseguitati, «ho trovato strade tranquille - ha dichiarato netto Kerry - non ho visto nessuna prova che sostenga tali affermazioni».



Dunque, il sistema del bastone e della carota: gli Usa rifiutano di accettare le «false accuse di provocazione» lanciate da Putin e cominciano a mettere sul tavolo una serie di provvedimenti volti a isolare progressivamente Mosca. Ad esempio sono stati interrotti tutti i colloqui militari e tutti i negoziati commerciali in corso fra Washington e il governo russo, nessun funzionario americano sta partecipando alle riunioni preparative del G8 di giugno, che si dovrebbe tenere a Sochi, e nessuna delegazione ufficiale accompagna gli atleti delle "Para-Olimpiadi" che vengono inaugurate dopodomani, venerdì, sempre a Sochi.



L’ECONOMIA

Obama, che in serata ha cementato la convergenza di azioni da esercitare parlando al telefono con Angela Merkel, ha anche spedito in gran fretta nel Paese un gruppo di tecnici che aiuteranno la Banca Nazionale dell’Ucraina e il Ministero del Tesoro a navigare le pressioni del mercato. Una seconda raffica di possibili provvedimenti punitivi è già in discussione, a cominciare dallo spostamento tout-court del G8, fino al congelamento dei visti e dei beni di alti funzionari e oligarchi russi, e a misure contro istituzioni finanziarie controllate dallo Stato russo. E ci sono all’orizzonte interventi di lunga scadenza, ad esempio istruire gli ucraini sui loro diritti commerciali nei confronti della Russia. Ma proprio quando si entra in territorio economico, si capisce quanto complesso sia il nodo ucraino: la Casa Bianca scrive nel suo sito che bisognerà «proteggere gli ucraini più esposti (cioé poveri, ndr) davanti agli effetti del calo dei sussidi sull’energia». Cioè, Putin chiede che l'Ucraina paghi la bolletta del gas. Ma gli ucraini hanno avuto finora una bolletta di un quinto del suo costo reale. Chi pagherà il resto?
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