Parigi, decapitò il datore di lavoro: jihadista si impicca in cella

Una fase dell'arresto di Yassin Sahli
di Federica Macagnone
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Mercoledì 23 Dicembre 2015, 15:23
Si è impiccato in carcere il francese che a giugno aveva decapitato il suo capo nella fabbrica di gas industriali in cui lavorava, a Isere, nella Francia sudorientale. Yassin Sahli, 35 anni, che dopo aver ucciso Herve Cornara aveva mostrato la sua testa mozzata all'esterno dello stabilimento, circondandola di bandiere islamiche, aveva anche tentato di far esplodere la struttura, ma era stato fermato in tempo e arrestato. Ha sempre negato qualunque movente religioso per il suo crimine, ma le accuse dei pubblici ministeri hanno messo in relazione il delitto con il terrorismo islamico. Messo in isolamento, non era considerato a rischio suicidio. Ieri sera, però, è stato trovato morto nella sua cella della prigione di Fleury-Mérogis, nella periferia sud di Parigi.

Salhi, sposato e padre di tre figli, era nato nella città orientale di Pontarlier, in Francia, vicino al confine con la Svizzera, da un padre di origine algerina e da una madre di origine marocchina. Una decina d'anni fa, tra il 2005 e il 2006, era già entrato nel mirino dell'intelligence perché frequentava un gruppo di persone legate all'Islam radicale. Le indagini su di lui proseguirono fino al 2008, ma poi furono interrotte. Gli 007 francesi accesero nuovamente i riflettori su di lui nel 2013, quando il suo nome fu collegato ancora una volta all'Islam radicale: a quel tempo portava la barba e indossava il djellaba, un tradizionale abito del Nord Africa.

In Francia, dove ovviamente lo stato d'allerta è massimo dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre scorso in cui 130 persone furono uccise dagli estremisti islamici, una trama jihadista è stata sventata appena la settimana scorsa, nella regione di Orleans, a sud ovest di Parigi.
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