Tanzania, il ministro della Giustizia contro gli omosessuali: vietato registrare associazioni pro gay

In Tanzania gli omosessuali sono perseguitati e puniti con l'ergastolo
di Rachele Grandinetti
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Lunedì 8 Agosto 2016, 18:02 - Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 13:15
Continua la lotta contro gli omosessuali in Tanzania: il ministro della Giustizia e degli Affari Costituzionali Harrison Mwakyembe ha dichiarato che gli organi competenti stanno mettendo a punto un nuovo piano per sospendere la registrazione di qualsiasi associazione di beneficenza o di organizzazione non governativa volta a sostenere gli omosessuali. L’annuncio arriva a pochi giorni dal divieto imposto dal ministro della Salute riguardo i lubrificanti: l’ente responsabile della lotta alle epidemie ha proibito l’importazione e l’uso di questi prodotti per limitare i rapporti gay e, di conseguenza (ha detto), ridurre la diffusione del virus HIV. Parliamo di un Paese in cui gli atti omosessuali sono punibili con l’ergastolo, in cui le forze dell’ordine sono famose e temute per i pestaggi contro le persone omosessuali, in cui un medico è stato aggredito dalla Polizia e sbattuto in carcere due giorni per aver tenuto una conferenza sulla prevenzione dell’HIV.

E il vento continua a soffiare in questa direzione. Già lo scorso luglio nell’aria si respirava un brutto presentimento quando Paul Makonda, assessore di Dar es Salaam (la città più grande del Paese), ha annunciato ai cittadini durante una festa religiosa che avrebbe utilizzato anche le piattaforme social per identificare e arrestare i sospettati gay: "Se c'è un omosessuale che ha un account Facebook o Instagram, è chiaro che chi lo segue è altrettanto colpevole”, ha detto alla folla che applaudiva.

Poi la notizia dei nuovi veti imposti alle organizzazioni. James Wandera Ouma, fondatore e direttore esecutivo di LGBT Voice Tanzania, uno dei pochissimi organismi registrati che promuove apertamente i diritti di questa comunità, ha confermato che nell’ambiente le cose continuano a peggiorare drasticamente: “Il discorso di Makonda ha piantato un odio che prima non c'era”, ha detto. Per il momento il governo non si è espresso sull’eventuale chiusura di Voice Tanzania che offre vitto e alloggio a quanti sentono il bisogno di mettersi al riparo. Ma Ouma ammette che diventa sempre più difficile riuscire ad operare: “Non siamo stati in grado di organizzare le riunioni perché tutti hanno paura di ciò che accadrà. In molti pensano 'se vado in questo ufficio, la Polizia potrebbe venire e arrestarmi'”. Intanto l’organizzazione si è messa nelle mani di un avvocato per capire come muoversi davanti alle nuove misure. 
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