Onu: dopo l'ebola, i medici avvertono: «Niente sesso per almeno tre mesi»

Onu: dopo l'ebola, i medici avvertono: «Niente sesso per almeno tre mesi»
di Anna Guaita
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Lunedì 1 Dicembre 2014, 20:43 - Ultimo aggiornamento: 21:57
NEW YORK – L’Onu ammonisce: niente sesso per almeno tre mesi per gli uomini sopravvissuti all’ebola.



Numerose coppie hanno infatti avuto un’amara sorpresa nel momento in cui celebravano felici, credendo di essere usciti da un incubo. I medici che lavorano contro l’ebola in Liberia rivelano che tante donne sono state ricoverate e molte sono morte per aver fatto sesso con i mariti dopo che questi erano guariti della malattia. Il virus resta cioé vivo nel seme maschile, anche se non compare più nel sangue.



L’allarme è stato lanciato dall’Onu, che ha riportato i dati raccolti dai medici nelle cliniche di Monrovia, la capitale della Liberia: “Abbiamo registrato questo improvviso aumento nel numero di donne ricoverate, tutte mogli di uomini scampati alla malattia – ha testimoniato al dottoressa Anne Atai Omoruto, che guida la Island Clinic a Monrovia -. Scientificamente sappiamo che il virus resta attivo e molto virulento nel seme. Purtroppo non c’è stata abbastanza sensibilizzazione degli uomini dimessi dopo la guarigione. E non solo, non ci sono profilattici, non ce ne sono proprio, mentre sarebbe necessaria una distribuzione gratuita di massa”.



La dottoressa Omoruto, preside della facoltà di medicina della Makerere University di Kampala, fa parte di due squadre di virologi dell’Uganda portate in Liberia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Specialista in malattie infettive, la dottoressa ha descritto alla radio dell’Onu il nuovo fenomeno dei contagi da sesso: “Abbiamo constatato che il virus dell’ebola causa un aumento degli ormoni sessuali negli uomini. La malattia stimola l’appetito sessuale, perfino nei pazienti deboli e malati in corsia. Pensate quando sono guariti, quando sono tornati a casa, finalmente sani, e vogliono celebrare con la moglie. E dare sfogo a questa libido accresciuta”.



La dottoressa ha ammesso che il comportamento di questi uomini ”non rientra nella normalità” e che l’unica reale difesa consiste nell’aumentare l’informazione, e chiarire a tutti che “se il sangue non è più infetto, il seme lo è ancora, in modo virulento, almeno per tre mesi”.



Ma la dottoressa aggiunge: “All’inizio dell’epidemia avevamo disperato bisogno di guanti di gomma. Ora abbiamo disperato bisogno di profilattici. Presto e tanti. Lancio un appello alle organizzazioni che lottano contro l’aids, che distribuiscono profilattici per prevenire la diffusione del virus dell’imminodeficienza, perché ci diano loro una mano”.