Omar l'americano sceglie la jihad: «Impazzì per un bacio tra uomini»

Omar l'americano sceglie la jihad: «Impazzì per un bacio tra uomini»
di Flavio Pompetti
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Lunedì 13 Giugno 2016, 07:22
NEW YORK - È un cittadino americano di 29 anni l'uomo che ha assaltato nel cuore della notte il club Pulse di Orlando. Omar Seddique Mateen, era nato a New York da genitori immigrati dall'Afghanistan, e insieme a loro si era trasferito in Florida. Il padre vive oggi a Miami, mentre Omar dopo aver conseguito un diploma di paralegale in giustizia criminale aveva preso la residenza a Port Saint Lucie, a metà strada sulla costa floridiana tra Miami e Orlando. Omar aveva sposato anni fa Sitora Alisherzoda Yusufiy, una giovane immigrata negli Usa dal nativo Uzbekistan, e dalla donna ha avuto un figlio che ora ha tre anni. Lavorava come guardia di sicurezza privata, quindi era dotato di un regolare porto d'armi, ed era addestrato al loro uso. Lo stato della Florida non prevede nessun limite al possesso di armi di assalto, né al possesso di grandi scorte di munizioni, e Mateen ha acquistato l'una e le altre non più di alcune settimane fa, senza bisogno di superare controlli particolari, vista la sua qualifica di lavoro.

 

GLI STUDI E I LEGALI
Da circa un anno era tornato a studiare presso l'Indian River State College per conseguire una laurea in tecnologia applicata. Mateen aveva legami con il terrorismo jihadista. Il primo a dirlo tre ore dopo la strage è stato l'agente speciale dell'Fbi Ronald Hopper dalla scena del delitto. Tre ore dopo lo stesso Hopper ha ritrattato l'affiliazione, rifiutandosi persino di confermare l'identità dell'assalitore in attesa di conferme. Ma al suo fianco il sindaco della città Buddy Dyer continuava a pronunciare il nome, mentre altri politici si sbilanciavano a rilasciare dichiarazioni ancora più dettagliate. Il senatore democratico Bill Nelson che siede nella Commissione Nazionale per la Sicurezza ha detto che fonti interne del governo avevano già ieri mattina trovato tracce della sua fedeltà all'Isis. Il deputato californiano Adam Schiff ha detto che il giovane era nel radar dell'Fbi. In effetti il suo nome era entrato trasversalmente in due inchieste condotte nel 2013 e nel 2014, ma gli investigatori non avevano ritenuto di avere elementi sufficienti per schedarlo come sospetto terrorista, e il precedente non gli aveva impedito di essere assunto dalla ditta di sicurezza, una delle maggiori negli Usa per la fornitura di personale per la protezione di palazzi pubblici e privati. L'Isis non ha rivendicato la strage, ma Rita Katz, direttrice di Site, il gruppo di intelligence ebreo americano che vigila sui siti jihadisti, ha scritto. «Stanno celebrando sul web la sparatoria come il miglior regalo per il Ramadan».

LA TESTIMONIANZA DI MIR
Il padre di Omar, Mir Saddique Mateen, raggiunto dalla Nbc, ha offerto le sue condoglianze alle famiglie delle vittime, ma ha anche cercato di minimizzare la pista terroristica per la strage. Ha raccontato che qualche mese fa era insieme al figlio e alla sua famiglia a Bayside, a nord di Miami, ad ascoltare musica all'aperto. Due uomini si erano baciati davanti ad Omar e lui aveva avuto una reazione violenta, così come era accaduto poco dopo, quando padre e figlio erano in un bagno pubblico e hanno assistito ad altre manifestazioni di affetto tra una coppia omosessuale.

IL RACCONTO DELLA EX
Il Washington Post invece aggiunge un altro elemento alla confusione delle voci che si incrociano: una ex moglie non identificata avrebbe detto ai cronisti del giornale della capitale che Omar era un uomo violento, che la picchiava di abitudine quando tornava a casa per ragioni effimere, come un bucato non fatto bene. Non era una persona particolarmente religiosa, né dava segni di essere associato all'Isis, racconta la donna, che aveva sposato Mateen nel 2009. Non è chiaro se la donna sia la stessa Yusufiy che aveva partorito con lui il bambino di tre anni che un giorno dovrà fare i conti con la pesante eredità che gli ha lasciato il padre.