«Non mi ricandido, non voglio più tacere», il j'accuse contro Trump del senatore repubblicano Flake

«Non mi ricandido, non voglio più tacere», il j'accuse contro Trump del senatore repubblicano Flake
di Anna Guaita
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Martedì 24 Ottobre 2017, 23:36 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 08:56
NEW YORK – La frattura del partito repubblicano diventa sempre più innegabile. Il disagio di alcuni senatori davanti alla presidenza di Donald Trump è apparso evidente lunedì pomeriggio, quando il senatore dell’Arizona Jeff Flake ha annunciato che non si ricandiderà al suo seggio, nelle elezioni di metà mandato l’anno prossimo.

Flake, che aveva nei mesi scorsi espresso varie volte disaccordo e disapprovazione nei confronti di Trump, ha tenuto un lungo j’accuse, appassionato al punto che in certi momenti gli è mancato il fiato, per spiegare che non se la sente di «essere complice, e il silenzio è complicità». Il 54enne senatore è un conservatore tradizionale che ha anche scritto un influente libro sulla propria filosofia conservatrice, «ma - sostiene - per correre nelle primarie del mio partito oggi  dovrei abbracciare posizioni che non condivido e perdonare comportamenti che non posso perdonare» . Da vari mesi Flake è in disaccordo con Trump sia sull’immigrazione che sul commercio, ma ha colto l’occasione dell'annuncio al Senato per criticare l’onestà e il carattere di un presidente «che invece di trovare soluzioni ai problemi, cerca capri espiatori a cui dare la colpa», «abbraccia la rabbia viscerale e il risentimento», e «distorce i fatti». Nel lungo discorso, Flake ha ribattuto a Trump: «Non faremo il nostro Paese grande danneggiando le nostre istituzioni e sostenendo che ciò che è falso è vero».

Il senatore ha avuto anche parole dure verso il proprio partito che ha «compromesso la propria autorità morale, rinunciando ai suoi principi». E ha auspicato un momento in cui «torneremo a rispettarci l’un l’altro in un’atmosfera di valori comuni».

Poco dopo, il suo collega John McCain, senatore senior dell’Arizona, e anche lui spesso critico di Trump, ha avuto parole di grande stima per Flake. Stessa reazione è venuta dal senatore del Tennessee Bob Corker, anch'egli acceso critico di Trump. Corker è un altro senatore che ha annunciato che non si ricandiderà l’anno prossimo, e da vari giorni ha ingaggiato una vera tenzone via twitter con Trump, che ha accusato di aver «degradato il Paese».

La reazione della Casa Bianca non è certo di disappunto: il fatto che nè Corker nè Flake correranno l’anno prossimo, lascia aperta la strada a candidati più vicini a Trump. Nei giorni scorsi l’ex consigliere del presidente, il tanto discusso Stephen Bannon, ha anzi lanciato una vera campagna per sconfiggere alle primarie dell’anno prossimo i politici repubblicani non fedeli al trumpismo. Il fatto che Flake abbia gettato la spugna, sebbene una spugna piena di acido, dopotutto significa che Bannon potrà mettere in pista la candidata che preferisce, Kelly Ward, una “durissima” filo-Trump, legata a doppio filo al Tea Party.

D’altro canto, la presa di posizone innegabile di Flake e Corker significa che, fino alle prossime elezioni, i programmi di Trump avranno difficoltà a trovare i voti in Senato necessari per essere approvati. Il taglio delle tasse potrebbe essere la prima vittima della frattura del Gop.

 

 
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