Migranti, scatta l’allarme per la Libia. Renzi: «Ora aiuti anche a Tripoli»

Migranti, scatta l’allarme per la Libia. Renzi: «Ora aiuti anche a Tripoli»
di Alberto Gentili
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Sabato 19 Marzo 2016, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 16:21

dal nostro inviato
BRUXELLES - «Sia chiaro che lo stesso approccio che è stato riservato alla Turchia va garantito agli altri Paesi limitrofi. In particolare alla Libia». Matteo Renzi non perde tempo. Un istante dopo il tribolato sì del Consiglio europeo all’atteso accordo con Ankara, arrivato al termine di una lunga e drammatica trattativa, il premier italiano rilancia. Chiede all’Europa di «monitorare con attenzione» la situazione in Libia. E, nel caso di nuove ondate i migranti in partenza dalle coste del Nord Africa, «intervenire immediatamente». Con fondi, politiche di cooperazione e aiuti allo sviluppo, «non promossi da un singolo Paese ma attuati dall’Unione europea».

IL PRESSING
Renzi, dopo aver aiutato Angela Merkel a chiudere la partita sulla Turchia per allentare la pressione dei migranti sulla Germania, presenza il conto. Fa sapere ai partner che l’Italia non vuole, non può, essere lasciata sola ad affrontare altri sbarchi. Ed è riuscito, con la sponda della Cancelliera, a inserire questo principio nel documento conclusivo del summit: «Quello che vale per la Turchia vale come precedente, in particolare per la Libia». Pausa, sorrisetto: «Ma adotto lo schema di San Tommaso, finché non vedo non credo».
 
Sulla Libia è vero allarme. Prima ne hanno parlato in un bilaterale Merkel e Renzi: «E’ stato un atto di sensibilità della Cancelliera», riferisce una fonte italiana, «è stata infatti lei a chiedere l’incontro. Un modo per dire: mi hai aiutato sulla Turchia, io ti sostengo sulla Libia». Poi, a margine del Consiglio, è scattato un summit con l’inglese Cameron, lo spagnolo Rajoy, il maltese Muscat, il francese Hollande, Merkel e Renzi. Durante l’incontro improvvisato, l’Alto commissario Federica Mogherini ha fatto sapere che per il 18 aprile convocherà in Lussemburgo un vertice sulla Libia dei ministri della Difesa e degli Esteri dei Ventotto. E ha annunciato una lettera in cui si parla di «ben 450mila migranti pronti a partire dalle coste libiche in direzione dell’Europa». Insomma, sta accadendo ciò che temeva l’Italia. Con la chiusura della “rotta balcanica”, i rifugiati tornano a percorrere la vecchia rotta nordafricana.

Per tamponare l’emergenza, l’Unione sta mettendo a punto il controllo comune delle frontiere con la missione Eubam e il pattugliamento del Mediterraneo con le navi di Euformed. Ma Bruxelles, come Roma, attende soprattutto la nascita del governo di concordia nazionale di Fayez al-Serraj: «Spero che quanto prima il premier sia messo nelle condizioni di governare e di lanciare la richiesta di aiuto all’Onu», afferma Renzi. Solo allora le Nazioni Unite potranno lanciare la missione a guida italiana per la stabilizzazione della Libia. «Non per fare la guerra, l’Italia non fa alcuna guerra», scandisce Renzi. Ma per addestrare la polizia e l’esercito libico, per filtrare le frontiere, per organizzare campi di identificazione e smistamento dei rifugiati. E, non ultimo, per sostenere le truppe libiche contro le milizie dell’Isis. «Ma solo e soltanto dopo la richiesta esplicita del governo di concordia nazionale».

Il problema è che al-Serraj non è neppure in Libia.

E’ esule in Tunisia. La scommessa di Bruxelles e di Roma è riuscire a portarlo a Tripoli e di riconoscerlo ufficialmente anche senza il sì formale del parlamento di Tobruk. La novità è che perfino Hollande si sarebbe convinto. E’ da vedere ora se il presidente francese riuscirà a spingere il suo alleato, il premier egiziano al-Sisi, a sostenere al-Serraj.

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