Fiamma Nirenstein rinuncia all'incarico di ambasciatore d'Israele in Italia

Fiamma Nirenstein rinuncia all'incarico di ambasciatore d'Israele in Italia
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Maggio 2016, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 12:32
Fiamma Nirenstein, ex parlamentare del Pdl, ha annunciato stasera che rinuncia all'incarico di ambasciatore di Israele in Italia. Si chiude così, nove mesi dopo l'indicazione di Benyamin Netanyahu dell'intenzione di nominare ambasciatore Nirenstein a Roma al posto di Naor Gilon, una vicenda agitata fin dal suo inizio quando, a poche ore dalla notizia, sia i vertici della Comunità ebraica romana sia lo stesso rabbino capo della capitale Riccardo Di Segni sollevarono non poche perplessità. 

«Sono convinto - disse allora Netanyahu - che Nirenstein avrà successo nel rendere più profonde le relazioni tra Israele e Italia, un Paese nostro stretto amico». Ma le polemiche non si fermarono, specie da parte del quotidiano liberal israeliano Haaretz. In questi mesi, Nirenstein - che da tempo ha lasciato l'Italia per trasferirsi in Israele assumendo la cittadinanza israeliana - ha scelto di non commentare nessuno degli interventi, procedendo nella fase amministrativa che precede l'assunzione dell'incarico, compreso il via libera della Commissione sui Civil servant di Gerusalemme. 

Oggi pomeriggio l'ex giornalista e parlamentare italiana del Pdl ha avuto - secondo quanto si è appreso - un colloquio con il direttore generale del ministero degli Affari Esteri Dore Gold, al termine del quale è arrivato il suo annuncio. «Ho informato il primo ministro - ha scritto Nirenstein in una nota - che ho deciso di ritirare la mia candidatura come ambasciatore di Israele in Italia per ragioni personali». «Ringrazio il primo ministro per la sua fiducia in me e voglio esprimere la mia volontà di continuare a contribuire allo Stato di Israele al meglio di quanto posso». 

Poche settimane fa fonti di Palazzo Chigi avevano smentito in modo piuttosto secco indiscrezioni riportate da Haaretz secondo cui lo stesso Renzi aveva chiesto con «un messaggio riservato» a Netanyahu di «riconsiderare» la scelta di Nirenstein. In quell'articolo si ricordava l'inopportunità segnalata dalla comunità ebraica italiana e si sosteneva che i ministeri degli Esteri e della Difesa italiani avevano espresso perplessità per gli «apparenti conflitti di interesse» di Nirenstein. A cominciare dal fatto che era stata parlamentare del Pdl e «ora servirebbe come ambasciatore di un altro paese» e che, anche in questa carica, «continuerebbe a ricevere un salario dal governo» italiano. Inoltre, come vicepresidente della Commissione Affari esteri della Camera, Haaretz sosteneva che Nirenstein era «al corrente di segreti di stato» e ricordava che «suo figlio lavora nell'intelligence italiana». 

Pochi giorni dopo, nuovo affondo di Haaretz nel quale il quotidiano tirava fuori un pezzo del 1996 nel quale Nirenstein, allora giornalista inviata in Medio Oriente, si riferiva in termini poco lusinghieri a Sarah Netanyahu, moglie del premier all'epoca al suo primo mandato.

Stasera comunque una fonte qualificata dell'ufficio di Netanyahu ha ribadito all'agenzia Ansa che la scelta di Nirenstein attiene a ragioni esclusivamente personali e ha negato qualsiasi «messaggio» da parte di Renzi al premier israeliano. Ad ogni modo, è la seconda nomina che Netanyahu, sia come premier sia come titolare degli Esteri, vede svanire, anche se per differenti motivi: la prima è stata quella di Dany Dayan, ex capo dei coloni, ad ambasciatore in Brasile per l'opposizione di Brasilia; la seconda, appunto, è quella di Nirenstein a Roma.



 
© RIPRODUZIONE RISERVATA