Egitto, il canale di Suez chiama l'Italia: «Venite ad investire qui»

Egitto, il canale di Suez chiama l'Italia: «Venite ad investire qui»
di Elena Panarella
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Mercoledì 25 Febbraio 2015, 15:33 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 18:22
Dopo un secolo e mezzo dalla realizzazione del canale di Suez, la via d'acqua che permette alle navi dirette in Asia di evitare il passaggio dal Capo di Buona Speranza (come si era fatto fino all'apertura del canale, avvenuta il 17 novembre 1869), l'Egitto è sempre più vicino alla realizzazione del secondo canale, più corto, accanto a quello già esistente. Per agosto gran parte dei lavori saranno terminati. Per questo l'autorità egiziana che gestisce il canale ha mostrato alla missione imprenditoriale italiana in Egitto i possibili settori di investimento e le opportunità previste dal mega-progetto di sviluppo di cui è perno il parziale raddoppio dalla strategica via d'acqua. «Consideriamo il governo italiano, il popolo italiano, i nostri partner, i nostri amici, i nostri fratelli e lavoriamo insieme per lo sviluppo» dell'Egitto, ha detto il presidente e direttore esecutivo della Suez Canal Authority, l'ammiraglio Mohab Mohamed Mameesh, rivolgendosi a quasi 40 rappresentanti di grandi aziende italiane attive soprattutto del settore delle infrastrutture.



L'ambasciatore. «Vi consideriamo amici, partner e fratelli, fratelli mediterranei», ha fatto eco l'ambasciatore d'Italia Maurizio Massari, a nome della delegazione «La comunità imprenditoriale italiana è molto interessata ad essere parte attiva» nello «sviluppo dell'area del canale», ha dichiarato fra l'ambasciatore.



La presentazione si è svolta nell'ambito di una «visita sul campo» a Ismailia prevista al termine dalla missione imprenditoriale. Prima di una ricognizione su battelli nel nuovo tratto del canale in costruzione, un video ha ricordato che fra gli obiettivi del «Suez Canal area development project» (Scadp) c'è quello di «sfruttare i flussi commerciali da Cina e sud-est asiatico verso Europa» ed è prevista fra l'altro la realizzazione di sei porti, di un'area industriale e di una valle della tecnologia. Nel progetto ci sarà spazio per infrastrutture, tlc, industrie di componentistica auto, elettronica, petrolio e raffinazione, metallurgia leggera, logistica, costruzione e riparazione di container, cantieristica, mobili, tessile, vetro. Particolare enfasi viene data all'acquacoltura. Fra gli incentivi, oltre alla posizione strategica dell'hub, spiccano normative favorevoli e poca burocrazia.



Circa il parziale raddoppio del Canale da 8,2 miliardi di dollari, l'ammiraglio Mameesh ha confermato l'ambizioso obiettivo posto dal presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi di completare l'opera in un solo anno, ad agosto. Un video ha mostrato il momento in cui, al momento della presentazione del progetto il 5 agosto scorso Sisi aveva corretto Mameesh mentre questi stava indicando in 36 mesi la durata dei lavori: e, con tanto di indice alzato e pochissime parole pronunciate sorridendo, aveva imposto di accorciare il periodo ad «un anno» ottenendo un immediato assenso: «consideratelo fatto», aveva detto l'ammiraglio.



Il nuovo canale di 35 km è stato già scavato e si tratta ora di approfondirlo per permettere il passaggio dei cargo più grandi: il tratto, che affianca il vecchio all'altezza di Ismailia, è stato voluto per eliminare il traffico alternato e ridurre cosi da 18 a 11 ore i tempi di transito generando nel 2023 un quasi raddoppio dei passaggi (dalle attuali 49 navi a 97) e un vertiginoso aumento del 259% dei 5,3 miliardi di dollari annui. Aggiungendo l'approfondimento e ampliamento di due tratti esistenti, la letteralmente «faraonica» opera rappresenta un raddoppio di 72 dei 193 km dello strategico Canale scavato ad ovest della penisola del Sinai nell'Ottocento per permettere la navigazione dall'Europa all'Asia evitando di circumnavigare l'Africa.



La delegazione, che secondo le cifre più aggiornate è composta da circa 80 aziende, 5 associazioni imprenditoriali, 5 gruppi bancari, è stata ricevuta lunedì dal presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi. Come ha riferito il viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che la guida, Sisi è rimasto «impressionato»: «Questa - ha sostenuto il viceministro - è la più grande delegazione, probabilmente, che l'Egitto ha mai ricevuto in termini di quantità e qualità delle imprese». Si tratta di un aspetto del rapporto privilegiato fra il Cairo e Roma forgiato da incontri al vertice fra Sisi ed il premier Matteo Renzi e da ulteriori visite ministeriali che, ha sottolineato ancora Calenda, non hanno pari nelle relazioni con altri paesi. Il forte interesse a risolvere la questione libica non fa altro che cementare questa tendenza. A livello economico recenti dati forniti alle aziende in missione confermano che l'Italia è il primo partner commerciale dell'Egitto in Europa ed il terzo a livello mondiale (dopo gli USA e Cina). Solo cinque aziende si sono dichiarate insoddisfatte dei circa mille contatti B2B con imprese egiziane. I bilanci degli affari stipulati con successo si faranno però solo più in là. «Confindustria ha fermamente voluto questa missione perché siamo convinti che il governo egiziano sia sulla giusta strada per promuovere la stabilità politica, economica e sociale», ha detto Licia Mattioli, Presidente del Gruppo tecnico per l'internazionalizzazione e gli investitori esteri.



Per le grandi aziende, la partita di appalti è miliardaria ma viene giocata in queste settimane in vista della Conferenza per lo sviluppo economico dell'Egitto in programma Sharm El-Sheikh dal 13 al 15 marzo, dove si punta a portare a casa il maggior numero di tender possibili.



«La richiesta: più sicurezza nel Sinai». Non manca la preoccupazione legata al terrorismo. «Grossi investitori sul territorio egiziano più vicino al Sinai l'area forse più fuori controllo di tutto il Paese, sono seriamente preoccupati – racconta uno di loro – forse bisognerebbe dare più garanzie di sicurezza in quell'area, che apparentemente sembra terra di nessuno». Basta pensare a quello che è successo poco più di due settimane fa con una serie di attentati: il primo è stato compiuto con una bomba che ha colpito il quartier generale delle forze di sicurezza, una base militare e un hotel nella cittadina di El Arish. Poco dopo dei miliziani hanno sferrato un attacco in un checkpoint a Rafah. Poi ancora una bomba a Suez e un’altra aggressione a El Arish contro un posto di blocco.
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