Ebola, allarme Onu: rischio nuova fiammata. Il virus arriva in Congo. Ricoverata un'italiana

Ebola, allarme Onu: rischio nuova fiammata. Il virus arriva in Congo. Ricoverata un'italiana
di Claudia Guasco
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Sabato 23 Agosto 2014, 10:17 - Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 16:19

Il dottor David Nabarro, coordinatore dell’Onu per l’emergenza Ebola, sa che ci che sta accadendo in Africa Occidentale potrebbe essere solo l’inizio di una devastante epidemia e non lo nasconde. Da due giorni è in Liberia, tappa iniziale del giro di ricognizione nei Paesi dove Ebola sta falcidiando la popolazione, e il suo primo rapporto è allarmante: «Sono determinato a garantire che ogni elemento del nostro apparato sia la suo livello ottimale per poter affrontare una fiammata, se necessario». Insomma, secondo l’esperto delle Nazioni unite bisogna prepararsi al peggio. L’Oms aggiorna il suo tragico bollettino: tra il 19 e il 20 agosto sono 142 i nuovi casi e 77 i morti, il totale dei decessi sale a 1.427.

CONTAGIATA UN’ITALIANA

E l’epidemia si avvicina sempre di più. In Turchia un’italiana di 23 anni è stata ricoverata a Istanbul con sintomi simili a quelli di Ebola. Era partita da Kenya, dove le è stata diagnosticata la malaria, quando sul volo di linea si è sentita male. Fra i passeggeri si è diffuso il panico e il pilota ha chiesto alla torre di controllo dell’aeroporto Ataturk di mandare una equipe medica all’arrivo. I sanitari hanno isolato la donna mettendola in un contenitore di plastica trasparente e l’hanno trasportata in ospedale. Ebola esce dal cuore dell’Africa e qualunque tentativo di arginare il virus da parte dei governi e delle strutture dei Paesi colpiti appare del tutto inutile, tant’è che l’Oms ha dichiarato l’emergenza sanitaria internazionale. «Stiamo lavorando a un documento operativo per la lotta a Ebola nei prossimi 6-9 mesi», annuncia da Ginevra la portavoce Fadela Chaib. Che aggiunge: «Nessuno sa quando l’attuale crisi di Ebola finirà». Nei 66 anni di attività dell’organizzazione lo stato di emergenza è scattato solo tre volte e ciò dà la dimensione della gravità della situazione. Non solo i malati aumentano, ma si allarga il bacino dell’epidemia: dopo Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone ora si aggiunge il Congo, dove 13 persone sono morte dall’11 agosto nella zona di nordest. Proprio in Congo il virus fu scoperto nel ’76 e adesso è tornato. «I malati avevano sviluppato febbre, diarrea, vomito e in fase terminale vomito di materia nerastra», rende noto il ministro della sanità congolese Felix Kabange Numbi, aggiungendo che circa 80 persone sono entrate in contatto con i pazienti morti. Il ministro della Salute Onyebuchi Chukwu annuncia due nuovi casi in Nigeria, mentre il collega della Sierra Leone Peter Konteh lancia un appello disperato: «Abbiamo bisogno di tutto». Quella contro Ebola è «una guerra», dice, e mancano i mezzi per combattere: «Ci serve il materiale di base, il cloro per disinfettare è essenziale». La Sierra Leone affronta «un’emergenza che mai conosciuta: le infezioni aumentano e i dottori diminuiscono, in un’importante area del Nord abbiamo due medici per 450 mila persone. E una sola ambulanza mal funzionante».

CACCIA AL SIERO

Di antidoto al virus, in Africa, nessuno ne parla, quasi fosse un miraggio. Nei Paesi occidentali invece è diventata una priorità, benché l’efficacia del siero sperimentale Zmapp sia ancora aleatoria. In Italia a fare da apripista è il Codacons, che chiede sia disponibile nelle aree degli sbarchi di immigrati ed esorta il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ad «attivare tutte le procedure». «L’Italia, attraverso Lampedusa, è la prima destinazione dei profughi provenienti dall’Africa - rileva il presidente Carlo Rienzi - Perciò deve avere a disposizione il vaccino già in uso negli Stati Uniti, a scopo precauzionale e per evitare una eventuale diffusione del virus sul nostro territorio». Intanto il governo inglese chiama a raccolta gli scienziati: «Servono nuove idee per combattere Ebola». A disposizione del progetto stanzierà 6,5 milioni di sterline, con borse di studio assegnate a chi dimostrerà come si diffonde la malattia e il miglior modo di combatterla. Intanto negli Usa, a settembre, partirà la prima sperimentazione umana di un vaccino contro il virus.

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