L'intervento/ Contagio colposo, si riprenda a parlare di Aids

di Fernando Aiuti
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Domenica 29 Ottobre 2017, 00:25
La sentenza a 24 anni di carcere per Valentino Talluto che ha contagiato a Roma almeno 57 donne, è importante perché lascia un segnale positivo e stabilisce che chiunque crea lesioni colpose ad altra persona non informata del rischio deve essere punito. È vero che in passato non ci sono mai state situazioni simili e cosi numerose infezioni da singola persona, ma in presenza di contagi isolati, anche se documentati in modo inequivocabile, quasi mai le persone sono state punite dalla legge. 
Ciò è avvenuto, in base alla mia esperienza di medico, sia perché le stesse persone (in maggioranza donne) manifestavano paura, sudditanza o amore nei confronti del partner, sia perché era molto più difficile negli scorsi anni identificare il responsabile del contagio per carenze di analisi sicure.
Io credo però che ci siano anche altre responsabilità indirette in questa vicenda pur essendo l’untore seriale, l’unico imputato colpevole per la legge. Infatti, la mancanza negli ultimi anni di una corretta informazione sul tema dell’Aids, ha ridotto la percezione del rischio nella popolazione. Inoltre molte persone sieropositive o associazioni per la lotta contro l’Aids, non hanno avuto in passato fino ad oggi una posizione chiara e inequivocabile su questo problema. 
Nelle loro campagne d’informazione pur consigliando alle persone sieropositive in caso di rapporti sessuali di adottare sempre tutte le precauzioni (esempio uso del profilattico o assunzione di farmaci antivirali), purtroppo poi omettono il dovere di informare sempre il loro partner della situazione di portatore del virus Hiv. Anche il Ministero della Salute in passato non ha mai preso nelle campagne d’informazione una posizione chiara a favore della dichiarazione spontanea della sieropositività in caso di rapporti sessuali, per paura poi di creare una reazione di condanna nei confronti dei malati. 
È importante che in futuro si riprenda a parlare di Aids e si avvii anche una corretta informazione sulle modalità di contagio senza creare sensi di colpa ai malati. 
*Professore Emerito Università degli Studi “Sapienza”, Roma 
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