Uno sciopero per l'8 marzo, la protesta divide le donne

Uno sciopero per l'8 marzo, la protesta divide le donne
di Alessandra Camilletti
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Martedì 7 Marzo 2017, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 17:16

ROMA Sciopero della produzione e della riproduzione. Il motto dice proprio così. Data fissata, 8 marzo, domani, festa internazionale della donna. O anche Lotto marzo. A digitarlo su Internet, la prima voce a saltar fuori fa riferimento a Non Una di Meno, la rete che lo scorso novembre ha portato in piazza migliaia di donne. Lotto marzo è il titolo dato allo sciopero globale che coinvolge 40 Paesi nel mondo, partito dall'Argentina e rilanciato da Women's March, il movimento americano responsabile delle proteste contro il presidente americano Donald Trump dello scorso 21 gennaio. Uno sciopero vero, proclamato ufficialmente in Italia su richiesta proprio di Non Una di Meno. Significa che per 24 ore tutte le lavoratrici - ma anche i lavoratori - del pubblico impiego e del privato possono scioperare con copertura sindacale.

LE DUE VISIONI
Le donne - questa la filosofia della manifestazione globale - potranno astenersi dal lavoro e dalla cura, quindi dal lavoro in casa e per i figli, per sostenere il rifiuto della violenza di genere. In tutte le sue forme. Insomma, uno sciopero proprio di genere. Ma quante donne aderiranno realmente? E come si ripercuoterà l'eventuale astensione dal lavoro sui servizi, a partire da quelli pubblici? Tutto da vedere. Certo è che lo sciopero non convince tutte. C'è chi concorda con le motivazioni ma non con lo sciopero in sé. E anche i sindacati non stanno tutti dalla stessa parte. Dagli umori dei contrari emerge anche un paradosso: il rischio che proprio nel giorno della festa della donna, le donne si ritrovino senza servizi o comunque con servizi ridotti. Trasporti, scuole, musei, uffici, servizi sanitari.
L'8 marzo - hanno spiegato nei giorni scorsi a Roma le promotrici dello sciopero - torna ad essere un momento di «mobilitazione femminista». Tema principale su cui si manifesta in Italia è quello della violenza sulle donne, ma non è l'unico. Dalle questioni dell'uguaglianza di genere ancora irrisolte, come il divario tra gli stipendi di uomini e donne - riepiloga Non Una di Meno -, all'accesso alle operazioni di interruzione di gravidanza. Dal pieno accesso alla pillola abortiva RU486 ad una legge che garantisca una forma di ius soli.

All'appello della rete hanno risposto alcuni sindacati, che hanno indetto lo sciopero generale: Usi, Slai Cobas, Cobas, Confederazione dei comitati di base, Usb, Sial Cobas, Usi-Ait, Usb, Sgb, Flc Cgil. Non hanno risposto all'appello i sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha però detto la sua in una lettera. «Una organizzazione sindacale come la nostra - si legge tra l'altro - è ben cosciente che lo sciopero non è solo atto simbolico, ma la determinazione di rapporti di forza che si realizzano in presenza di ampia partecipazione e la nostra riflessione collettiva ci ha portato a definire di essere pronte a proclamarlo ogni dove abbia possibile concretezza. E riteniamo che proprio per questo vadano valorizzate anche tutte le altre forme di partecipazione, assemblee, manifestazioni che si possano realizzare». Si organizzeranno eventi e assemblee sui posti di lavoro, come ogni 8 marzo. Tramite il Web annuncia però la propria partecipazione Opposizione Cgil. E il sindacato scenderà in piazza a Palermo. Si fermeranno anche i centri antiviolenza.

UN FILO NERO E FUCSIA
Un filo rosa - anzi, nero e fucsia, colori ufficiali della manifestazione nonché colori delle rete - che lega in una giornata le donne che scenderanno in piazza a Roma, Milano, Latina, Vicenza, Bologna, Genova, L'Aquila, Taranto e Palermo. Giusto per citare alcune delle città che partecipano alla manifestazione globale. A Roma un corteo partirà alle 17 dal Colosseo. A Milano appuntamento alle 18 al grattacielo Pirelli. A Fiumicino, ieri mattina, l'Unione sindacale di base, insieme alle lavoratrici aeroportuali, ha dato vita ad un flash mob.

Un filo che unisce quaranta Paesi, accomunando mondi. Nelle settimane scorse l'account del sito La voce del femminismo in Cina» è stato sospeso per trenta giorni dal social Weibo per aver condiviso un appello in cui si chiedeva alle donne di mobilitarsi contro le politiche del presidente Usa. In Francia domani le lavoratrici incroceranno le braccia per un minuto contro la disparità salariale. Una volta c'erano cioccolatini e mimose, oggi lo sciopero globale, proprio in tempi in cui, a partire dall'America, Trump rilancia l'idea del protezionismo.