LA RICOSTRUZIONE
Secondo la ricostruzione il giovane incontrò la ragazza in piazza Garibaldi a Napoli, dopo il suo allontanamento da casa. Inizialmente andò tutto per il verso giusto, lui sembrava gentile e premuroso agli occhi della 16enne che decise di seguirlo nella sua abitazione a Santa Maria Capua Vetere. Non proprio una casa, ma piuttosto un rudere abbandonato, una ex scuola, dove il ragazzo, con episodi di furto alle spalle, viveva insieme alla madre. Lì è iniziato il calvario per la 16enne. L'atteggiamento di Cioffi è improvvisamente cambiato, quello che sembrava un giovane premuroso e gentile si è rapidamente trasformato in un violento stupratore. Le finestre dell'edificio fatiscente erano state sigillate con delle panche di legno. All'interno è stata così ricavata la prigione dove la 16enne è stata costretta a violenze di ogni tipo. Quando si rifiutava si assecondare le richieste del suo aguzzino, veniva punita con delle sigarette spente sul seno. Umiliazioni, insulti, minacce e botte erano all'ordine del giorno, così come è stato raccontato dalla ragazza dopo essere riuscita a fuggire raggiungendo la stazione ferroviaria. Le stesse violenze che, come appurato dai carabinieri, aveva subito qualche mese prima un'altra ragazza 20enne, rimasta incinta dopo gli stupri.
Durante la segregazione, la 16enne di Aprilia si sentì male e fu accompagnata dal suo aguzzino al pronto soccorso dell'ospedale di Santa Maria Capua Vetere per delle coliche renali. La giovane però, tenuta d'occhio da Cioffi, fornì delle false generalità, indicando l'identità di una sua amica maggiorenne di Aprilia. Poi tornò nella sua prigione dove continuò a subire le violenze. Fino alla fuga che avvenne grazie a un momento di distrazione dell'aguzzino.
Dopo aver raccontato la sua drammatica esperienza, i carabinieri avviarono le delicate indagini confrontando le versioni delle due vittime. Le violenze si consumavano come descritto nell'ordinanza emessa dal gip Emilio Minio davanti alla madre del 23enne, a sua volta brutalmente picchiata dal figlio. I carabinieri sono arrivati a Cioffi confrontando delle foto segnaletiche, grazie a un particolare riferito da entrambe le vittime: un tatuaggio sul petto con la scritta I love You M. Ieri il giovane non ha risposto alle domande del giudice, mentre le indagini si concentrano su eventuali complici.