Migranti, ex caserme e palazzi: ecco il piano italiano per dare ai profughi 30mila posti in più

Migranti, ex caserme e palazzi: ecco il piano italiano per dare ai profughi 30mila posti in più
di Sara Menafra
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Sabato 7 Maggio 2016, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 21:30

Usare per l’accoglienza le strutture dismesse della Difesa o del Demanio. Il progetto è stato valutato più volte, ma ora entra nella fase operativa, con l’obiettivo di recuperare il più rapidamente possibile trentamila posti per ospitare i nuovi arrivati e raggiungere la quota centociquantamila fissata come obiettivo del 2016 (anche se, ovviamente, non tutti i trentamila posti arriveranno dalla riqualificazione delle strutture della Difesa).

Ad una prima scrematura, le strutture che potrebbero essere riqualificate per l’accoglienza sono circa cinquanta. Un primo elenco era stato stilato tempo fa. In alcuni spazi sono stati già avviati gli studi di riqualificazione e tra poco partiranno i cantieri, per un totale di 23 spazi. Un mese fa, però, il prefetto Mario Morcone, titolare del Dipartimento Libertà civili, ha avviato un secondo screening che ha portato ad identificare altre 24 strutture, in tutta Italia. Il numero potrebbe cambiare ulteriormente: alcuni di questi vecchi edifici contengono amianto e sono di fatto inagibili fino alla bonifica, altri ancora sono stati utilizzati addirittura come depositi di rifiuti tossici. In ogni caso, almeno per il momento le valutazioni tengono conto delle effettive disponibilità delle amministrazioni locali ad accogliere i migranti. 
 
PRIMO VIA A MESSINA
La prima a partire potrebbe essere Messina. La caserma Gasparro è in ristrutturazione, con fondi già stanziati nel 2015 e presto dovrebbero essere disponibili 500 posti. Già nelle prossime settimane, l’area potrebbe occupare una ”tensostruttura” ovvero dei tendoni, in attesa del completamento dei lavori. In Sicilia, potrebbero essere destinate all’accoglienza anche il complesso turistico alberghiero di Castelvetrano in provincia di Trapani, bene confiscato alla mafia in attesa di ricollocazione e l’ex carcere militare di Palermo (in totale le strutture scelte sono cinque, tra beni di proprietà del Demanio e beni ancora gestiti dalla Difesa). 

Altro spazio che non è nell’elenco ma potrebbe diventare presto operativo è quello del centro turistico di San Giuliano di Puglia. L’area è da tempo all’attenzione del Viminale anche perché gli edifici sono di proprietà pubblica. A bloccare tutto, un anno fa, erano state le intercettazioni raccolte nell’inchiesta Mafia capitale: Luca Odevaine, membro della Consulta sui migranti, diceva ai suoi che chi avesse ottenuto la gestione di San Giuliano avrebbe dovuto versargli una percentuale. Ora che il processo è abbondantemente avviato, è ripartito anche un nuovo bando di appalto e i piani di accoglienza potrebbe essere operativo entro la fine del 2016. 

LAZIO E NORD EST
Nel Lazio, i progetti sulla ex caserma di Civitavecchia al momento sono fermi per la contrarietà del sindaco, mentre il deposito Pian della Chiavica a Tarquinia in provincia di Viterbo potrebbe essere bonificato e approntato. Buona parte delle strutture sono state identificate tra Veneto, Friuli e Lombardia, per un totale di circa 20 caserme e depositi militari.

Sul numero degli arrivi, per ora il governo non si sbilancia. E’ vero che siamo a quota trentamila sbarchi, ma i numeri sono più o meno in linea con quelli di un anno fa. Finora la chiusura delle frontiere con la Grecia non ha portato i rifugiati provenienti dalla Siria né a dirigersi verso l’Albania né a spostarsi verso la Libia in misura maggiore del passato. 

DOPO DUBLINO
Per ora, la priorità per il governo italiano è raggiungere l’obiettivo di accoglienza di 150mila posti. Il tetto è lo stesso fissato la scorsa settimana nel corso del vertice europeo che ha deciso di fatto di rivedere gli accordi di Dublino. D’ora in avanti, anche se la responsabilità per il richiedente asilo appena arrivato in Europa sarà sempre del paese di primo approdo, la redistribuzione per quote sarà favorita. Anche perché chi si sottrae agli impegni europei, dovrà pagare 250mila euro a migrante ”respinto” ai paesi più gravati dall’accoglienza.

 

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