Figli separati dalla famiglie mafiose, giudice di Reggio Calabria intervistato dal NYT: «Così si blocca il ciclo di criminalità»

Figli separati dalla famiglie mafiose, giudice di Reggio Calabria intervistato dal NYT: «Così si blocca il ciclo di criminalità»
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Domenica 12 Febbraio 2017, 13:03 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 08:31
Separare i figli dalle loro famiglie legate alle organizzazioni mafiose e trasferirli in altre zone dell'Italia per creare una frattura generazionale, e interrompere un ciclo di criminalità che si tramanda dai più vecchi ai più giovani. È la ricetta di Roberto Di Bella, 53 anni, presidente del tribunale dei minori di Reggio Calabria, finito in prima pagina sul New York Times che lo ha intervistato. Di Bella spiega che i ragazzi non vengono "strappatì alle loro famiglie per nulla, ma perchè i figli seguono i padri".

"E lo Stato - afferma - non può permettere che dei bambini vengano educati per diventare dei criminali". Il Nyt ricorda come dal 2012 il magistrato ha separato 40 ragazzi e ragazze dai loro genitori condannati per di associazione di stampo mafioso. Tutti tra i 12 e i 16 anni. Un approccio controverso - riconosce Di Bella - ma che si è rivelato molto efficace.
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