Ultrà ferito, pm: solo De Santis ha usato la pistola. Lunedì esami sull'arma

Daniele De Santis
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Venerdì 9 Maggio 2014, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 20:11
Per la procura di Roma stato solo Daniele De Santis a maneggiare la pistola usata per il ferimento di tre tifosi del Napoli poco prima della finale di Coppa Italia di sabato scorso. Gli inquirenti sembrano non avere dubbi tanto che nessuno dei supporter azzurri, a quanto si è appreso, è stato sottoposto allo stub. Non trova conferma, quindi, anche l'ipotesi che l'ex ultrà romanista sia stato colpito con il calcio della 7.65 da alcuni tifosi azzurri dopo aver fatto fuoco sugli «avversari».



Solo l'esame delle impronte sulla pistola calibro 7.65 con matricola abrasa usata per il ferimento di tre tifosi del Napoli potrà sgombrare il campo, al di là delle certezze di investigatori ed inquirenti romani, sulla dinamica dei fatti che hanno anticipato la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli. Per i pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio non sembrerebbero esserci dubbi che a maneggiare l'arma e a fare fuoco sia stato solo l'ex ultrà romanista Daniele De Santis, prima che l'arma fosse recuperata da uno dei gestori del centro culturale Ciak Village, Ivan La Rosa, e gettata in un cestino dalla compagna Donatella Baglivo. Ma solo la rilevazione delle impronte potrà porre fine a indiscrezioni e ricostruzioni che, a piazzale Clodio, non hanno trovato riscontro. A cominciare da quella secondo la quale De Santis sarebbe stato colpito, tra l'altro, con il calcio della sua stessa pistola dopo aver fatto fuoco sui napoletani.



Gli esami sull'arma, voluti anche dopo lo stub negativo sulla mano destra di De Santis, per la presenza di due particelle di polvere da sparo su tre, cominceranno lunedì prossimo e, trattandosi di accertamenti tecnici irripetibili, saranno aperti anche ai consulenti degli indagati. Oggi in procura i tre testimoni che per primi hanno soccorso De Santis sono stati sentiti dagli inquirenti. Si tratta dei gestori del Ciak Village e di una loro conoscente di 83 anni, Anna. In particolare, Donatella Baglivo ha ricostruito tutta la vicenda sostenendo di non avere distinto il rumore degli spari, confondendoli forse con botti proveniente dal vicino poligono oppure con le bombe carta.



Altro punto su cui i magistrati hanno insistito è stato il ritrovamento della pistola. La donna ha sempre dichiarato di averla trovata dietro un vaso e di averla gettata in un cestino «per evitare il peggio». Prima di lei il compagno Ivan La Rosa aveva preso quella pistola, poco distante da dove De Santis giaceva a terra dopo il pestaggio, e l'aveva gettata all'interno del Ciak. I pm hanno avuto poi conferma dell'uso dell'acqua gettata con una pompa contro i napoletani per dissuaderli da altri assalti. Si tratta di un elemento importante, in quanto l'acqua potrebbe aver alterato i residui di sparo trovati, con lo stub, su De Santis.




I magistrati hanno ascoltato i tre testimoni che per primi hanno soccorso Daniele De Santis, l'ultrà romanista accusato di aver ferito tre supporternapoletani sabato scorso prima della finale di Coppa Italia. Tra loro anche i due gestori del Ciak Village che, per timore di un tragico epilogo, hanno spostato la pistola con al quale De Santis avrebbe fatto fuoco.



Dalle 10 fino alle 16, Donatella Baglivo e il suo compagno Ivan La Rosa, gestori del Ciak Village, e la loro amica 83enne Anna, hanno ricostruito davanti ai magistrati le concitate ore che hanno vissuto sabato pomeriggio. La Baglivo ha ricostruito tutta la vicenda dall'inizio e, a quanto si è appreso. La donna ha sostenuto di non avere distinto il rumore degli spari forse confondendoli con i botti proveniente dal vicino poligono oppure con le bombe carta.



Altro punto su cui i magistrati hanno insistito è stato il ritrovamento della pistola. La donna ha sempre dichiarato di averla trovata dietro un vaso e di averla gettata in un cestino «per evitare il peggio». Prima di lei il compagno aveva preso quella pistola, poco distante da dove De Santis giaceva a terra dopo il pestaggio, e l'aveva gettata all'interno del Ciak. I pm hanno voluto accertare anche l'uso fatto dell'acqua come «dissuasore» di altri assalti da parte dei napoletani, questo per accertare se De Santis fosse stato raggiunto dai getti d'acqua che avrebbero potuto così «lavare via» una parte dei residui di polvere da sparo.



Ai tre testimoni è stato anche chiesto se fossero in grado di riconoscere qualcuno dei tifosi napoletani del commando gran parte dei quali travisati da bandane. Ai due gestori del Ciak Village è stato chiesto anche di ricostruire i rapporti con De Santis visto che i tre si conoscono da circa 5/6 anni. De Santis infatti dormiva e lavorava nell'associazione «Boreale» che dista alcune centinaia di metri dal Ciak.
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