Scontri tifosi Roma-Napoli una «guerriglia programmata». La sfida era sugli striscioni

Un crescendo di insulti dalle curve all'origine della resa dei conti sull'A1. Accuse social a chi non si è presentato

Scontri tifosi Napoli Roma, «guerriglia programmata». La sfida era sugli striscioni
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 9 Gennaio 2023, 00:34 - Ultimo aggiornamento: 11:02

Un odio che ha radici profonde inasprito dall’uccisione di Ciro Esposito, per mano dell’ultras giallorosso Daniele De Santis nel 2014 prima della finale di coppa Italia all’Olimpico tra Napoli e Fiorentina. Negli anni 80 regnava il gemellaggio poi bruscamente interrotto nel 1987, durante un Roma-Napoli, quando Salvatore Bagni esultó sotto la Curva Sud con il gesto dell’ombrello. Da allora la violenza tra napoletani e romanisti l’ha fatta da padrone. E dall’assassinio di Esposito la gara è diventata da bollino rosso. Insomma praticamente sempre vietata per la tifoseria ospite di turno. L’odio si è riversato con i cori e spesso con striscioni. Prima della partita dello scorso ottobre gli ultras giallorossi esposero diverse scritte contro gli odiati rivali come “Roma sogna, Vesuvio vomita su quella fogna” e ancora “tra ospedale e tribunali s’è capito quanto vali” e infine “Dai dell’infame e ti fai onore ma sul cancello c’era un collaboratore”. Il riferimento è a “Genny ‘a carogna”, l’ultrà affiliato al clan camorristico del Rione sanità dei Misso che con la maglia “Speziale Libero” decise l’inizio della finale di Coppa Italia del 2014 dopo le contestazioni iniziali divenuto poi collaboratore della Dda di Napoli.

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LA GALASSIA ULTRAS

Dunque da anni se le promettono e si cercano. Ieri quando il calendario calcistico ha fornito l’occasione tanto cercata. All’appuntamento le frange più estreme sono arrivate già preparate tanto che molti raccontano che «i romanisti sono venuti a fare la guerra». Una resa dei conti che ha però lasciato profondi strascichi all’interno della tifoseria romanista sopraffatta nel numero. Affrontare più di 150 ultras del Napoli in inferiorità non è indice di coraggio da parte di chi non c’era: «Fate i fenomeni sui social, ma poi non vi presentate». Così va nel mondo ultras, un esercito di quasi 40 mila persone suddivise in 380 gruppi dei quali 134 rappresentano quelli più pericolosi e tenuti sott’occhio dove la polita e la violenza (verbale o fisica) la fanno da padrone. Questa è la fotografia del mondo ultras in Italia. Secondo un recente studio del Viminale 41 di questi gruppi hanno posizioni di estrema destra, 27 sono di destra: un totale di oltre 10 mila tifosi. All’estrema sinistra ne risultano 21, altri 35 più genericamente a sinistra e poi ce ne sono 10 considerati “misti”. Un fenomeno in continuo mutamento che resiste a leggi e repressioni e ogni volta si ripresenta con la stessa dose di violenza che ormai si sfoga sempre più spesso, lontano dagli stadi. La tifoseria del Napoli è da tempo seguita dagli inquirenti per la presenza sugli spalti di esponenti legati ai clan della camorra. Una netta divisione intercorre tra la curva A – gestita dai clan storici centrali – e la curva B – gestita dai clan di Secondigliano e Scampia. La curva Sud giallorossa ha subìto un radicale cambio d’orientamento negli anni ’90, quando la svolta a destra ha relegato a fazione minoritaria i Cucs. Ora comandano i Padroni di Casa, i Boys, Giovinezza e il gruppo Roma, contrapposti ai Fedayn, ultimi baluardi dell’antifascismo all’Olimpico. Tra i club più caldi, la tifoseria di estrema destra dell’Hellas che si è fatta conoscere negli anni per episodi fascisti e apertamente xenofobi. Al Bentegodi primeggiano Verona front, la Gioventù scaligera e le storiche Brigate Gialloblu. Gemellati con Napoli, Sampdoria, Fiorentina e Lazio. A dimostrazione che la politica è solo uno dei fili conduttori visto che blucerchiati e viola sono apertamente di sinistra. A contende però il primato alla curva dell’Hellas quale gruppo nero per definizione ci sono i laziali. Dopo l’uccisione di Diabolik, storico capo, gli Irriducibili hanno cambiato nome in Ultras Lazio. Dagli Skinhead agli Irriducibili, passando per i Boys San la tifoseria dell’Inter rappresenta una delle roccaforti del calcio fascista della Lombardia. Ad ottobre sono passati alla ribalta perché responsabili di aver fatto uscire dalla curva tutti i tifosi a schiaffi e calci dopo la notizia della morte di Vittorio Boiocchi, leader della Curva nerazzurra, assassinato nei pressi della sua abitazione poco prima della partita tra Inter e Sampdoria. Nel 2021 l’ultrà del Varese (tifoseria di destra) Daniele Belardinelli venne ucciso durante gli scontri tra interisti e napoletani.

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